UE: Parlamentari chiedono taglio emissioni del 45% entro il 2030

UE: Parlamentari chiedono taglio emissioni del 45% entro il 2030
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La Commissione ambiente vuole una stretta sugli obiettivi per il taglio delle emissioni nocive dei veicoli, che potrebbero passare dal 30% al 45% entro il 2030
12 settembre 2018

Un taglio delle emissioni nocive dei veicoli del 20% entro il 2025 e del 45% entro il 2030. E' quanto hanno chiesto i deputati del Parlamento Europeo della Commissione ambiente, che ieri hanno votato gli emendamenti alla proposta della Commissione europea di introdurre limiti di emissioni di furgoni e auto del 30% entro il 2030 e del 15% entro il 2025. 

Il testo sarà esaminato dalla plenaria dell'Europarlamento di inizio ottobre, mentre il 9 dello stesso mese i Ministri dell'ambiente dei 28 Paesi membri dovrebbero votare la loro posizione sul dossier. Solo allora potrà quindi cominciare il negoziato che determinerà la soglia effettiva del taglio.

Alla stretta già prevista per il 2025 si sono opposti alcuni deputati (tra cui gli italiani Elisabetta Gardini, Giovanni La Via e Lorenzo Cesa) che sostengono che «Un obiettivo del 2025 giungerebbe solo tre anni dopo la definizione degli obiettivi nel 2021, il che lascia troppo poco tempo per l'attuazione a causa della durata dei cicli di produzione». 

Contraria anche l'associazione europea delle Case automobilistiche Acea. «Siamo molto preoccupati per la direzione presa dalla commissione per l'ambiente», ha dichiarato il segretario generale Erik Jonnaert. «I livelli di riduzione estremamente rigorosi adottati sono totalmente irrealistici, in quanto richiederebbero un massiccio e improvviso spostamento verso la mobilità elettrica. Le condizioni quadro per un tale spostamento non sono chiaramente esistenti e i consumatori non sono pronti per spostarsi totalmente sulle elettriche in questa fase».

«Voglio essere chiaro – prosegue Joannert -: ci impegniamo a fondo verso la mobilità a zero emissioni. Ma questa transizione deve essere fatta ad un ritmo gestibile. Ciò è vitale non solo per la nostra industria e i suoi lavoratori, ma anche per i consumatori che sono destinati a comprare effettivamente questi veicoli e per gli Stati membri, che avranno un enorme lavoro per garantire che la rete di infrastrutture di ricarica sia sufficiente».

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