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Un'altra tegola si abbatte ancora sull'industria tedesca dell'automobile, già sotto osservazione da qualche anno in seguito allo scandalo Dieselgate che ha coinvolto Volkswagen e a catena praticamente tutti i costruttori.
Adesso è la Commissione Europea che vuole vederci chiaro sull'operato dei Gruppi BMW, Daimler e Volkswagen, accusate di aver formato un cartello al fine di rallentare lo sviluppo e il lancio delle tecnologie che limitano le emissioni inquinanti dei veicoli.
In particolare, secondo gli ispettori di Bruxelles, i responsabili delle aziende sotto inchiesta si sarebbero incontrati per accordarsi sull'adozione di due sistemi antinquinamento di sviluppo relativamente recente. Secondo l'ipotesi di accusa, il “circolo dei cinque” (che comprenderebbe Audi e Porsche), come viene definito dalla stessa Commissione, avrebbe formato un cartello al fine di coordinarsi sullo sviluppo e il lancio dei sistemi SCR (“Selective Catalytic Reduction”) di cui sono dotati i più recenti motori Diesel e dei recenti filtri antiparticolato dei motori a benzina, i cosiddetti OPF o GPF (“Otto” Particulate Filter o Gasoline Particulate Filter).
L'indagine dovrà accertare se BMW, Daimler e VW potrebbero aver violato le norme antitrust dell'UE che vietano i cartelli e le pratiche commerciali restrittive, inclusi gli accordi per limitare o controllare lo sviluppo tecnico proibiti dall'articolo 101 del Ttrattato sul funzionamento dell'Unione europea.
«La Commissione sta valutando se BMW, Daimler e VW abbiano accettato di non competere l'uno con l'altro sullo sviluppo e sulla diffusione di sistemi importanti per ridurre le emissioni nocive delle autovetture a benzina e Diesel. Queste tecnologie mirano a rendere le autovetture meno dannose per l'ambiente. Se dimostrata, questa collusione potrebbe aver negato ai consumatori l'opportunità di acquistare auto meno inquinanti, nonostante la tecnologia sia disponibile per i produttori», ha dichiarato il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.
Il procedimento ha mosso i primi passi nell'ottobre del 2017, quando funzionari della Commissione Europea effettuarono un'ispezione nelle sedi dei tre Gruppi insieme ai colleghi dell'autorità antitrust tedesca.