UE indaga su presunto “cartello” delle Case tedesche

UE indaga su presunto “cartello” delle Case tedesche
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BMW, Daimler e Volkswagen accusate di essersi accordate per il lancio dei sistemi SCR e dei FAP dei motori benzina. La Commissione Europea apre un'indagine
19 settembre 2018

Un'altra tegola si abbatte ancora sull'industria tedesca dell'automobile, già sotto osservazione da qualche anno in seguito allo scandalo Dieselgate che ha coinvolto Volkswagen e a catena praticamente tutti i costruttori.

Adesso è la Commissione Europea che vuole vederci chiaro sull'operato dei Gruppi BMW, Daimler e Volkswagen, accusate di aver formato un cartello al fine di rallentare lo sviluppo e il lancio delle tecnologie che limitano le emissioni inquinanti dei veicoli.

In particolare, secondo gli ispettori di Bruxelles, i responsabili delle aziende sotto inchiesta si sarebbero incontrati per accordarsi sull'adozione di due sistemi antinquinamento di sviluppo relativamente recente. Secondo l'ipotesi di accusa, il “circolo dei cinque” (che comprenderebbe Audi e Porsche), come viene definito dalla stessa Commissione, avrebbe formato un cartello al fine di coordinarsi sullo sviluppo e il lancio dei sistemi SCR (“Selective Catalytic Reduction”) di cui sono dotati i più recenti motori Diesel e dei recenti filtri antiparticolato dei motori a benzina, i cosiddetti OPF o GPF (“Otto” Particulate Filter o Gasoline Particulate Filter).

L'indagine dovrà accertare se BMW, Daimler e VW potrebbero aver violato le norme antitrust dell'UE che vietano i cartelli e le pratiche commerciali restrittive, inclusi gli accordi per limitare o controllare lo sviluppo tecnico proibiti dall'articolo 101 del Ttrattato sul funzionamento dell'Unione europea.

«La Commissione sta valutando se BMW, Daimler e VW abbiano accettato di non competere l'uno con l'altro sullo sviluppo e sulla diffusione di sistemi importanti per ridurre le emissioni nocive delle autovetture a benzina e Diesel. Queste tecnologie mirano a rendere le autovetture meno dannose per l'ambiente. Se dimostrata, questa collusione potrebbe aver negato ai consumatori l'opportunità di acquistare auto meno inquinanti, nonostante la tecnologia sia disponibile per i produttori», ha dichiarato il commissario europeo per la concorrenza Margrethe Vestager.

Il procedimento ha mosso i primi passi nell'ottobre del 2017, quando funzionari della Commissione Europea effettuarono un'ispezione nelle sedi dei tre Gruppi insieme ai colleghi dell'autorità antitrust tedesca.

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