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Dovrebbe essere il "Giubileo della Misericordia", quello indetto da Papa Francesco I che aprirà ufficialmente l'8 dicembre. Eppure c'è già chi è sul piede di guerra proprio a poche ore dall'inizio dell'anno giubilare. Sono i tassisti romani, che non hanno affatto digerito l'idea del nuovo general manager di Uber Italia Carlo Tursi annunciata in una recente intervista a La Repubblica.
«Per adesso il nome provvisorio è UberGiubileo, e sarà attivo per tutto il 2016. Sarà più accessibile del normale UberBlack per il noleggio di berline e van guidati da autisti professionisti», ha annunciato Tursi dalle colonne del quotidiano spiegando che il bisogno di mobilità dei tanti pellegrini che raggiungeranno Roma durante il Giubileo straordinario allo stato attuale non può essere soddisfatto. Per questo motivo «faremo lavorare gli Ncc che non hanno la licenza nel comune dove operano».
La reazione dei tassisti della Capitale alla notizia è arrivata a strettissimo giro: «Occuperemo San Pietro e le piazze romane del Giubileo, le stazioni e i punti nevralgici della città. Impediremo a Uber di farci concorrenza sleale», ha dichiarato Nicola Di Giacobbe, segretario generale di Unica Taxi Cgil, sempre sulle colonne del quotidiano.
Unica taxi accusa «Uber - scrive il sindacato - è una innovazione tecnologica del caporalato moderno. Si inserisce in un settore sfruttando il momento di maggiore domanda per deregolamentare il mercato. Poi, una volta sfruttato il periodo, lascia solo macerie e disoccupati. Le filiali di Uber, compresa quella italiana, sono registrate nei Paesi Bassi e conferiscono i loro profitti a Uber BV con sede ad Amsterdam. Intervenga lo Stato. Non ci costringa a scendere nuovamente in piazza».
Sul piede di guerra anche Loreno Bittarelli, presidente di Uri, Unione Radiotaxi d'Italia e della cooperativa 3570: «Uber sta istigando a violare le leggi. Ci sono sentenze che hanno disposto la chiusura di Uber Pop perché in concorrenza sleale con la categoria dei tassisti. Ora ci riprovano puntando sui noleggiatori con licenza di fuori Roma. Ci aspettiamo che il governo, la Regione e il Comune intervengano».
«Consigliamo agli “yankee" di studiare e rispettare le leggi italiane per non incorrere ancora una volta in sentenze che la dichiarino fuori legge», aggiunge Tras, l'associazione che riunisce i servizi taxi di aeroporti e stazioni.