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Anni di contrasti, proteste e reciproche accuse, evaporati sotto il sole di questa estate precoce: a sorpresa, tra Uber e i “tassinari“ romani scoppia la pace, sotto forma di accordo reciproco che punta a portare vantaggi ad entrambe le controparti.
Entro un mese, i clienti troveranno sull'app dell'azienda californiana che l'elenco dei taxi che aderiscono al servizio, mentre i tassisti a loro volta potranno accedere a corse extra, in arrivo da clienti finora esterni al loro circuito tradizionale.
La conferma dell'accordo arriva direttamente da Loreno Bittarelli, il presidente della cooperativa 3570, la più grande della Capitale, con le circa 3.700 licenze controllate sulle 7.704 in circolazione a Roma: i dettagli dell'operazione parlano di una percentuale per Uber del 6% per ogni corsa effettuata tramite prenotazione sulla sua app, mentre per i soci del 3570 dovrebbe essere garantite un numero maggiore di chiamate.
Dimenticati i toni da barricadiero (lui stesso aveva definito qualche anno fa Uber come “problema di ordine pubblico») Bittarelli ha forse fatto un po' di conti e si è convertito sulla strada di Damasco: «Oltre che dai nostri - si legge in una nota - riceveremo anche le richieste degli utenti Uber che transitano in Italia, clienti stranieri, ma anche agli italiani, visto che da noi l'app è stata scaricata da oltre sei milioni e mezzo di persone. Con la nostra azione abbiamo trasformato un antagonista, per alcuni anzi un vero nemico della categoria, in un partner commerciale»
Saranno ora direttamente i singoli tassisti a decidere se aderire al progetto, comunicandolo al Campidoglio: come sottolinea ancora Bittarelli, «ci saranno nuove opportunità sotto forma di nuovi clienti, con l'importante plus delle mance che arriveranno tramite l'app di Uber, perché gli americani sono abituati a lasciare generose mance».
E con la stagione del turismo ripartita alla grande, questo accordo pone le basi per un ulteriore sviluppo del settore legato alla mobilità romana.