Uber negli USA rischia una class action degli autisti

Uber negli USA rischia una class action degli autisti
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Dipendenti a tutti gli effetti o lavoratori autonomi? In California la startup del trasporto pubblico rischia un'azione legale collettiva che metterebbe in discussione il suo modello di business
2 settembre 2015

Punti chiave

Uber non è solo nell'occhio del ciclone in Europa, dove in molti stati, Italia compresa, sta affrontando le ire dei tassisti e le aule dei tribunali.

 

Negli USA, dove la startup del car pooling fondata da Travis Kalanick e Garrett Camp oggi valutata oltre 50 miliardi di dollari ha avviato nel 2009 la propria attività, è in corso dal 2013 una controversia da parte di alcuni autisti che hanno reclamato in tribunale la loro posizione di impiegati e non di lavoratori indipendenti

 

Gli affiliati a Uber, che si considerano dipendenti a tutti gli effetti, sostengono di avere diritto alle spese per il carburante, a quelle di manutenzione delle loro auto e a quelle per le eventuali riparazioni delle loro auto in caso di incidente. 

 

Dall'azione legale promossa da quattro affiliati californiani deriva una recente decisione del giudice distrettuale di San Francisco Edward Chen secondo il quale il caso potrebbe essere esteso a tutti gli autisti che hanno lavorato per conto di Uber prima del 2014.

 

Ciò farebbe rischiare a Uber una class action che potrebbe coinvolgere circa 160.000 autisti. La class action sarebbe limitata ai soli autisti della California, ma nel caso la sentenza desse loro ragione molti altri stati potrebbero seguire il solco tracciato dal giudice Chen, mettendo in discussione il modello di business di Uber e minacciandone la sua stessa esistenza. 

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