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Uber lascia la Danimarca dopo il varo, anche nel paese nordico, di una riforma sui taxi che di fatto inaugura una stretta sulla piattaforma di Travis Kalanick.
La nuova legislazione danese sui taxi, appoggiata da molti tassisti, da alcuni sindacati dei trasporti e politici, prevede infatti che su tutte le vetture dedicate al trasporto persone siano installati il tassametro e dei sensori per accertare se vi siano o meno passeggeri a bordo.
Davanti all'impossibilità dei propri associati di installare questi dispositivi, Uber ha annunciato che lascerà il mercato danese il prossimo 18 aprile, rinunciando agli attuali 300.00 clienti e 20.000 autisti. Questi dovrebbero ricevere un sostegno economico per la chiusura del servizio, mentre rimarrà operativa la divisione di sviluppo software di Aarhus.
La partita più importante per Uber si gioca però a livello europeo: la Corte europea di Giustizia dovrà valutare in un caso portato avanti da una associazione di tassisti di Barcellona che chiede se la società californiana rappresenta in effetti un'azienda di trasporto e deve conformarsi di conseguenza alle normative a cui sottostanno le tradizionali compagnie di taxi, oppure se si tratta di una piattaforma tecnologica che facilità l'incontro tra domanda e offerta di servizi e dunque può considerarsi libera di operare in libertà.