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Dagli Stati Uniti rimbalza l’indiscrezione che Uber starebbe per annunciare il suo stop ai progetti di guida autonoma: l’azienda di San Francisco, infatti, sarebbe giunta alla fase finale della trattativa di cessione della controllata ATG ((Advanced Technology Vehicles), la società fondata solo cinque anni e destinata a seguire l’evoluzione tecnologica legata alle vetture a guida autonoma, per concentrarsi su attività più vicine al suo core business, come i servizi con taxi privati e la consegna di cibo al domicilio dei suoi clienti.
Secondo i rumors, pronta ad acquisire il pacchetto di maggioranza di ATG - il cui valore è stato di recente indicato in ben 7,2 miliardi di dollari - sarebbe Aurora, la start up fondata nel 2016 da esperti del settore, provenienti da Tesla e Google, oltre che dalla stessa Uber, e che ha una notevole liquidità in cassa grazie ai cospicui finanziamenti garantiti da aziende interessate al progetto, come Amazon ed Hyundai.
Alla base della decisione di Uber ci sono i poco brillanti risultati operativi di ATG, che nell’ultimo bilancio trimestrale ha registrato una perdita secca superiore ai 300 milioni di dollari e la cui operatività è fortemente contrastata dal dilagare negli USA della pandemia da Covid-19.
Ma i problemi di ATG non sono solo di natura economica: a livello di immagine, pesa ancora l’incidente mortale del 2018 a Tempe, in Arizona, dove una donna fu investita da una vettura a guida autonoma impegnata nei test dinamici; anche se ora l’azienda è stata scagionata e resta imputato solo l’addetto al controllo dei computer, in molti associano ATG ad un evento che ha profondamente scosso l’opinione pubblica americana.
Inoltre, ATG è stata anche in passato accusata di comportamenti non regolari da dirette concorrenti: Waymo l’ha addirittura citata in giudizio per averle sottratto importanti segreti aziendali relativi alla gestione dei programmi informatici sulla guida autonoma, attraverso Anthony Lewandosky, ingegnere che nel passaggio a ATG avrebbe anche portato in dote migliaia di file riservati, reato per il quale è stato già condannato ad una pena di ben diciotto mesi di carcere.