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Stando ai dati provvisori dell'Unione Petrolifera, nei primi otto mesi del 2019 le vendite di carburante (che includono sia la benzina che il gasolio e il Gpl) sono diminuite dello 0,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.
A ottobre 2019 il prezzo medio della benzina super senza piombo in Europa è stato di 1,581 euro a litro, in calo di 7,6 centesimi rispetto allo stesso mese del 2018. In discesa rispetto al 2018 (-7,8 centesimi) con un prezzo medio di 1,475 euro al litro anche il costo del gasolio.
Per quanto riguarda il Gpl, il suo costo medio è stato - sempre nel suddetto intervallo temporale - di 0,608 euro al litro, in calo, cioè, di 9,7 centesimi rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Nella classifica dei prezzi dell'Unione Europea, a novembre 2019 l’Olanda si è confermata al primo posto per i più bassi, mentre il Regno Unito è al vertice per il gasolio auto. La Francia primeggia sempre nel Gpl auto. Belgio, Olanda e UK sono i Paesi nei quali si è registrato il maggior calo nelle vendite complessive di carburante, soprattutto a causa del forte calo del gasolio. Germania e Austria quelli con la crescita maggiore, ma comunque con incrementi al di sotto dell'1 per cento.
Da gennaio a ottobre 2019, le immatricolazioni di vetture sono diminuite del 1,1 per cento rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Prosegue il forte calo delle vetture alimentate a gasolio, ormai superate da quelle a benzina, che risulta essere ormai la prima alimentazione. In forte crescita le vetture ibride, soprattutto quelle con alimentazione a gasolio (+938 per cento). In lieve ripresa le immatricolazioni a Gpl.
La stima non è ancora definitiva sui primi sette mesi 2019, ma rivela che i consumi petroliferi sono diminuiti dello 0,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018.
Un primo dato generale: nei primi nove mesi di quest'anno, l'importazione di greggio ha subito un calo pari allo 0,6 per cento. A pesare sono state soprattutto le forti riduzioni degli arrivi dal Medio Oriente. Risulta, invece, in crescita l'import che proviene dall'Africa, dal Mare del Nord e dall'Est d'Europa. Il primo Paese fornitore risulta essere ancora l'Iraq.
Sempre nello stesso intervallo di tempo, il costo del greggio importato in Italia calcolato in euro a tonnellata è diminuito del 2,1 per cento, che sarebbe stato più consistente (-7,8) se non fosse stato ridotto dall'indebolimento dell'Euro nei confronti del dollaro.
Sempre secondo le rilevazioni dell'Unione Petrolifera, nei primi otto mesi del 2019 le lavorazioni delle raffinerie sono state pari a 46,9 milioni/tonnellate, con un calo del 3,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018, ma in lieve recupero rispetto ai primi mesi dell’anno.
Nei primi sette mesi del 2019, in base ai dati ancora provvisori dell'Unione Petrolifera, le importazioni di prodotti finiti sono ammontate a 9,2 milioni di tonnellate (con un -7,6 per cento rispetto allo stesso periodo del 2018). Il calo delle importazioni dei prodotti petroliferi semilavorati risulta invece sensibilmente più consistente, assestandosi al -31,5 per cento.
Sempre nello stesso periodo - e anche in questo caso i dati sono ancora provvisori - le esportazioni di greggio e prodotti petroliferi sono ammontate a circa 15,5 milioni di tonnellate, in calo del 11,5 per cento rispetto ai primi cinque mesi del 2018.