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Dopo due giorni di intensa attività, con interventi qualificati e scambio di opinioni, oltre che alcuni spunti interessanti per le proposte sul fronte automotive, non è facile sintetizzare univocamente quanto emerge da ForumAutomotive2022, tenutosi a Milano.
È difficile raccontare qualcosa di molto inedito e diverso da quello che già sappiamo, da addetti ai lavori, per quanto accade alla cara filiera nazionale dell’auto, del ricambio, in crisi. A quanto devono faticare oggi gli automobilisti per scegliere (ammesso che possono davvero scegliere) e pagarsi una nuova auto. Mobilità e tecnologia sopra a quelle quattro ruote sono in evoluzione e non transizione. Siamo già transitati, via, dal puro termico nelle auto e in molti mezzi commerciali.
Nessuno pare più aver voglia di correre, in questo target elettrico che non accontenta le esigenze di troppi. Ora che pandemia, guerra e politiche industriali cannibali hanno mostrato queli danni possono fare all’utente della strada, limitandolo, oltre che a rivenditori e sistemisti, impoverendoli. Specialmente in Italia e in Europa e allora forse vale più la pena guardare in casa propria per quelle che sono piccole migliorie: sulla sicurezza, sulla formazione (intesa anche della scuola guida, oltre che dei lavoratori). Per chi si trova di fronte oggi veicoli molto diversi, dove la digitalizzazione non ha freno e l’elettrificazione pone il tema della sicurezza incendi (si vedano i Vigili del Fuoco che devono ancora approntare un piano nazionale condiviso, per regolare parcheggi e gestione incendi BEV).
Eppure sono tutti in strada insieme, i veicoli italiani da smaltire, riparati a minimo sindacale pur se lavorano intensamente con persone a bordo in certe provincie. Con quelli che, volendo, sono autoguidati e emissioni zero e difficili da riparare, fuori dal concessionario.
Forse, più che far notizia per i milioni messi sul piatto in un decennio, dal Governo farebbero bene a imporre nuova formazione per certi titoli (di guida e professione) a costo zero per tutti.
A mantenere sempre viva la libertà di scelta, tra tecnologie e basso costo per muoversi, tra mezzi pubblici e privati. Anche se certi colossi hanno già definito piani industriali solo elettrici per molti mercati, nel giro di pochi anni.
Perché il progresso passa da punti base nelle persone, prima che nelle fabriche lontane dall'Italia. E ci fa strano sentire da anni esperti rappresentati di enti, istituzioni, aziende, sindacati e tutto un mondo tricolore sposato all’auto, che ancora, nel 2022, non trovano regole del proprio Stato a tutela di questa benedetta transizione, che non si conclude mentre perturba e impoverisce gran parte del settore.
Basterebbe usare la vecchia logica del risparmio, che è anche sostenibile per definizione, prendendo spunto anche da certi mezzi commerciali, come quelli Scania, la Rolls dei TIR che ha veicoli a idrogeno che girano in Scandinavia, ma mentre attende l’EuroVII sforna un mezzo diesel con rendimento del 50%, ovviamente appetibile sul mercato oltre che sognato negli anni dagli ingegneri.