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Nella giornata di ieri è arrivata una notizia che ha animato gli automobilisti: una sentenza della Corte d’Appello di Roma ha intimato alla Società Autostrade la rimozione dei tutor dalla rete. La Società Autostrade, infatti, ha ha copiato il brevetto di una piccola ditta toscana, la Craft di Greve in Chianti (Firenze). È questa la conclusione dopo quattro sentenze in tutti i gradi di giudizio di una causa avviata nel lontano 2006. Ma Autostrade ha già dichiarato di voler impugnare nuovamente la sentenza in Corte di Cassazione.
I magistrati hanno riconosciuto la violazione del brevetto e ordinato la rimozione e la distruzione delle attrezzature esistenti. Ma non hanno previsto un risarcimento in favore della Craft, in quanto l’uso del tutor non avrebbe comportato alcun arricchimento alle società concessionarie. Tuttavia, è stata stabilita una penale a favore della ditta pari a 500 euro, per ogni giorno di ritardo nell'osservanza della sentenza. I tutor, hanno già fatto sapere da Autostrade, non verranno rimossi dalla rete autostradale ma saranno immediatamente sostituiti con un nuovo sistema diverso da quello attuale.
Il nostro editorialista, Enrico De Vita, è intervenuto sull’argomento ai microfoni di Stefano Mensurati su Rai Radio 1. «Autostrade non vuole rinunciare ad uno degli strumenti principali attraverso il quale ha potuto ridurre gli incidenti e le vittime sulle autostrade, ma dobbiamo sottolineare che il tutor, dal giorno della sua installazione, si è trasformato in uno strumento che ha arrecato indubbi vantaggi economici alle autostrade e in fin dei conti ha consentito di lucrare notevoli aumenti sui pedaggi, dal 2007 ad oggi – spiega De Vita - . Non dimentichiamo, infatti, che la formula con la quale viene conteggiato l’aumento annuale delle tariffe autostradali, quella che una volta veniva chiamata price cap, tiene conto in massima misura degli investimenti fatti in favore della sicurezza – la cosiddetta produttività – viene valutata anche attraverso la riduzione del numero degli incidenti e delle vittime. E gli esborsi, molto costosi, per i portali degli autovelox sono stati valutati proprio come investimenti a favore della sicurezza e ripagati con gli incrementi dei pedaggi».
«Conosco bene la vicenda della Craft, perché me ne occupai molti anni addietro: constatai anche io la presenza di un brevetto copiato da Autostrade, che lo aveva ribattezzato con un nome diverso: si chiamava SICVE, sistema italiano controllo velocità. Il sistema fu sperimentato nel 2004, ma le prime applicazioni risalgono agli anni successivi. I primi tutor furono installati nel 2005 nella zona Brescia-Bergamo-Verona, cioè quella dei laghi del Nord, nella quale negli anni precedenti si erano verificati molti incidenti e tamponamenti nella nebbia».
La formula con la quale viene conteggiato l’aumento annuale delle tariffe autostradali, tiene conto in massima misura degli investimenti fatti in favore della sicurezza che viene valutata anche attraverso la riduzione del numero degli incidenti e delle vittime
«Appena installati i tutor, la nebbia sparì improvvisamente da quei tratti autostradali: l’anno successivo, di conseguenza, Autostrade poté dichiarare una riduzione del 50% degli incidenti e delle vittime in quel tratto di strada. Oggi si afferma correttamente che – da allora - il miglioramento, cioè la flessione del numero di incidenti e delle vittime, è stata del 70%, ma non dobbiamo dimenticare che analoga riduzione c’è stata su tutta la rete stradale».
«Infatti, dal 2003 è entrata in vigore la patente a punti e il numero di vittime si è dimezzato anche sul resto delle strade. Poi c’è stata la spinta della UE ad adottare misure, sia sulle vetture sia nelle infrastrutture viarie, capaci di ridurre gli incidenti e le loro conseguenze. Morale, quello che oggi passa come una riduzione attribuita esclusivamente al tutor è in realtà riconducibile a varie misure e anche ad una maggiore coscienza da parte di tutti gli automobilisti. Per cui su tutta la rete stradale, e non solo autostradale italiana, si sono dimezzate le vittime».
«I meriti dati al tutor sono in realtà ascrivibili anche agli automobilisti italiani, che negli ultimi 20 anni si sono comportati in maniera esemplare, un po’ per la patente a punti, un po’ per i maggiori controlli che gli autovelox, non solo quelli autostradali, ma anche quelli interurbani – quando sono usati intelligentemente per la sicurezza e non per fare cassa - hanno generato. Non per nulla le tariffe delle polizze assicurative sono scese perché gli incidenti sono crollati».
I meriti dati al tutor sono in realtà ascrivibili anche agli automobilisti italiani, che negli ultimi 20 anni si sono comportati in maniera esemplare, un po’ per la patente a punti, un po’ per i maggiori controlli che gli autovelox, non solo quelli autostradali, ma anche quelli interurbani hanno generato
«Nella sentenza si dice che la Società Autostrade non deve pagare dei risarcimenti all’azienda perché ha utilizzato i tutor esclusivamente per la sicurezza stradale e non ne ha tratto alcun beneficio finanziario», incalza Mensurati. «La verità è un po’ diversa – risponde De Vita -. La Società Autostrade, proprio utilizzando i tutor e dimostrando una riduzione degli incidenti, ha potuto godere di un certo aumento dei pedaggi. C’è stato quindi un vantaggio connesso allo sfruttamento di quel brevetto, anche se adesso la Corte d’appello di Roma non l’ha tramutato in un vantaggio finanziario diretto».
Al netto della vertenza sul brevetto, De Vita non manca di sottolineare l’efficacia del sistema dei tutor. «In Italia ci sono 300 tutor, sono circa 3.000 i km monitorati. Questo ha portato un gran beneficio in termini di maggior uniformità delle velocità autostradali, di minori conseguenze e numero degli incidenti. C’è ancora da dire che i tutor vengono gestiti in modo molto intelligente dalla Polizia Stradale: non sono state elevate multe in numero eccessivo o con l’intento di fare cassa, quindi il sistema funziona bene. Quello che lascia spazio alla frase di Andreotti “a pensar male si fa peccato…” è il fatto che Autostrade abbia comunicato che non spegnerà neppure per un giorno i tutor, se non sostituendoli immediatamente con un altro sistema di controllo della velocità. Evidentemente avrà la sua convenienza …
E se dovessero impiegare di più di tre settimane per la sostituzione con l’alternativa? «Poco male: la penale di 500 euro al giorno non costituirebbe un problema nemmeno se si arrivasse a quota 100 giorni. Si tratta di una sciocchezza di fronte agli introiti dei pedaggi».