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Rupert Stadler (Audi), Dieter Zetsche (Mercedes) Bernhard Mattes (Ford) Norbert Reithofer (BMW) Mattias Mueller (Porsche) Volkmar Denner (Bosch) ed alcuni altri massimi esponenti dell'auto hanno dunque posto le basi per il TTIP (Transatalntic trade and investment partnership) all'interno del quale si parla, ad esempio, di normative sui crash test ma anche di elementi più "banali" come l'architettura dei gruppi ottici posteriori: tutti elementi che a livello industriale significano investimenti "inutili" in presenza di normative anche più rigide rispetto alle attuali ma se non altro comuni.
Nel contesto della stessa riunione si sarebbe parlato anche di tasse doganali, secondo i tedeschi oggi troppo alte: per l'importazione di un veicolo si va da un minimo del 2,5% ad un massimo del 25% mentre per l'esportazione dagli USA (curioso il caso di BMW che investe e produce tutte le X tranne X1 in South Carolina) si viaggia anche con balzelli del 10%.
I numeri in ballo non sono certamente indifferenti: per i leader dell'auto tedesca, solo uniformando le omologazioni si parla di un risparmio di circa 5 miliardi di euro all'anno. Soldi che potrebbero essere effettivamente reinvestiti in attività di sicurezza, di investimento sul lavoro o, perché no, sull'abbattimento del prezzo di listino delle vetture.