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L'amministrazione Trump ha fatto sapere attraverso il segretario del commercio Wilbur Ross di aver avviato un'indagine sulle importazioni di automobili negli USA per determinare se queste costituiscono una «minaccia alla sicurezza nazionale».
E' una clausola prevista dal “Trade Expansion Act”, che potrebbe portare all'innalzamento dei dazi doganali dall'attuale 2,5% al 25%, come anticipato qualche settimana fa dal Wall Street Journal.
«Negli ultimi 20 anni – si legge nella nota del Dipartimento federale del Commercio - , le importazioni di auto vendute negli Stati Uniti sono cresciute dal 32% al 48%. Dal 1990 al 2017, l'occupazione nella produzione di autoveicoli è diminuita del 22%, anche se gli americani continuano ad acquistare automobili a livelli record. Oggi, i produttori di veicoli degli Stati Uniti rappresentano solo il 20% della ricerca e dello sviluppo nel settore automobilistico globale, e i produttori americani di ricambi auto rappresentano solo il 7% dell'industria».
L'indagine, prosegue la dichiarazione, «valuterà se il declino dell'industria automobilistica e della produzione di componenti automobilistici rischia di indebolire l'economia interna degli Stati Uniti, anche riducendo potenzialmente la ricerca, lo sviluppo e l'occupazione di lavoratori qualificati in sistemi di veicoli connessi, veicoli autonomi, celle di combustibile, motori elettrici e batterie, processi di produzione avanzati e altre tecnologie all'avanguardia».
A sentirsi minacciati sono soprattutto i produttori orientali come Nissan, Toyota, Honda e Hyundai, che negli USA hanno uno dei propri mercati chiave, ma anche i costruttori cinesi. Da Pechino infatti il portavoce del Ministero del Commercio Gao Feng ha fatto sapere che il suo Paese «si oppone all'abuso delle clausole sulla sicurezza nazionale che danneggerà seriamente i sistemi del commercio multilaterale e romperà l'ordine regolare del commercio internazionale».