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Il 14 febbraio, Trump aveva già anticipato che i nuovi dazi sulle auto sarebbero stati introdotti a partire dal 2 aprile, il giorno successivo alla consegna di alcuni rapporti da parte dei membri del suo gabinetto, contenenti opzioni per una serie di dazi sulle importazioni. Da tempo, il presidente americano lamenta un trattamento ingiusto nei confronti delle esportazioni automobilistiche statunitensi nei mercati esteri.
Un esempio citato da Trump riguarda l’Unione Europea, che impone un dazio del 10% sulle importazioni di veicoli, quattro volte superiore rispetto al 2,5% applicato dagli Stati Uniti sulle automobili passeggeri. Tuttavia, gli Stati Uniti già impongono un dazio del 25% sui pickup importati, un segmento altamente redditizio per l’industria automobilistica.
Oltre ai dazi sulle auto, Trump ha annunciato che a partire da aprile verranno applicati dazi del 25% anche su prodotti farmaceutici e semiconduttori, con l’intenzione di aumentarli ulteriormente nel corso dell’anno.
Sin dal suo insediamento, Trump ha imposto un dazio del 10% su tutte le importazioni dalla Cina, in aggiunta ai dazi preesistenti. Ha inoltre annunciato, per poi posticipare di un mese, tariffe del 25% su prodotti provenienti dal Messico e su alcune importazioni dal Canada, escluse quelle legate all’energia.
Il 12 marzo, inoltre, partiranno i dazi del 25% su tutte le importazioni di acciaio e alluminio. La scorsa settimana, il presidente ha incaricato il suo team economico di elaborare piani per l’applicazione di dazi reciproci su tutti i paesi che impongono tasse sulle importazioni statunitensi.
La strategia di Trump sembra puntare a riequilibrare il commercio internazionale, ma potrebbe anche innescare tensioni con partner economici di lunga data, con potenziali ripercussioni sui prezzi e sulla competitività delle aziende statunitensi. Il 2 aprile sarà quindi una data chiave per comprendere meglio l’evoluzione di questa politica commerciale aggressiva e le sue possibili conseguenze.