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Risale allo scorso agosto l'incidente fatale in cui è rimasto coinvolto Luca Andrea Latella: l'avvocato milanese di 31 anni fu travolto e ucciso da un uomo peruviano alla guida di un van. La difesa di quest'ultimo aveva proposto come attenuante il fatto che Latella fosse al volante di una vettura d'epoca, una Mini Cooper.
Secondo il gup, però, la scelta di Latella di guidare un'auto d'epoca, non dotata di sistemi di sicurezza all'avanguardia, non costituisce un'attenuante valida al reato di omicidio stradale. Niente sconto di un terzo della pena per il colpevole, dunque. Il giudice di Milano, Manuela Accurso Tagano, nelle motivazioni della sentenza, ha puntualizzato come la vettura di Latella «potesse circolare», in quanto «dotata dei dispositivi di sicurezza imposti dalla legge».
«All’impossibilità di muovere un rimprovero a chi sceglie di guidare un veicolo con determinate caratteristiche, in ipotesi anche tali da renderlo meno sicuro di un altro - e ciò varrebbe anche nei casi di raffronto tra una piccola utilitaria di ultima generazione e un suv di dimensioni imponenti - si accompagna la preclusione di considerare come concausa il fattore che in tale insindacabile scelta trovi la sua origine», si spiega nella motivazione della sentenza.
L'11 agosto del 2017 Latella, fermo al semaforo all'angolo tra via Ferrari e via Campazzino, fu travolto da un Mercedes Vito sopraggiunto a tutta velocità. Inutili i soccorsi: l'avvocato morì sul colpo a causa del fortissimo impatto, che distrusse completamente la parte posteriore del veicolo.
Il conducente del Vito, un peruviano di 34 anni, fu portato in codice verde al Niguarda e poi negi uffici della Polizia locale. Gli accertamenti condotti sull'uomo mostrarono che aveva bevuto: il suo tasso alcolemico era superiore al consentito. L'automoblista, oltretutto, era recidivo: gli era stata già ritirata la patente per guida in stato di ebbrezza.