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A rischio la filiera del trasporto pesante: non bastassero i cantieri autostradali, il traffico in crescita ed i disagi da green pass, sulla categoria si addensano nubi fosche legate ad una nuova emergenza, relativa alla carenza di additivo per i motori diesel più moderni e efficienti, con classe d'omologazione Euro 5 ed Euro 6.
È quanto denuncia Trasportounito, l'Associazione Nazionale degli Autotrasportatori Professionisti, che oltre a sottolineare il pesante impatto dell'aumento del costo del carburante (+ 17% nell'ultimo periodo), rimarca il pericolo derivante dalla mancanza ormai sempre più diffusa dell'ADBlue, lo speciale additivo chimico che i camion Euro 5 e Euro 6, quelli più ecologicamente avanzati devono utilizzare e in assenza del quale i motori diesel si fermano.
Le scorte del prodotto si stanno rapidamente esaurendo per una reazione a catena che riguarda ormai tutte le regioni: a causa del forte aumento del metano, che serve a produrre ammoniaca e quindi a produrre l'urea utilizzata per fertilizzare i campi, e in minima parte convertita in Adblue, questo prodotto indispensabile ai motori diesel dei Tir, sta rapidamente sparendo dal mercato.
In alcuni casi, la catena produttiva si è fermata, come accaduto alla Yara di Ravenna, innescando fenomeni di accaparramento di prodotto e di speculazione che hanno provocato un'impennata del listino, balzato a ben 500 euro per millilitri di prodotto dagli originari 250.
Secondo Maurizio Longo, segretario generale di Trasportounito, il fenomeno riguarda 1,5 milioni di veicoli immatricolati e adibiti al trasporto delle merci, di cui oltre 300.000 con portata superiore a 35 quintali, tutti automezzi per il trasporto merci attualmente dotati del sistema che tramite l’AdBlue abbatte l’ossido di azoto e gli nox.
«Con Tir Euro 6 e 5 fermi per mancanza di AdBlue - ha dichiarato Longo - si sta innescando un paradossale effetto boomerang: chi non ha cambiato camion e si è tenuto in flotta i vecchissimi e inquinanti Euro dalla classe 0 fino alla 4, si ritroverà a breve a godere di una posizione di vantaggio competitivo. Mentre chi ha investito su mezzi a metano si trova con un costo di oltre due euro/litro senza la possibilità di recuperare una parte delle accise. Il fermo dei mezzi più moderni renderà certo il ricorso ai Tir vecchi, con prezzi gonfiati e incremento record delle emissioni. Il tutto nel totale disinteresse delle Autorità di vigilanza sul mercato e delle istituzioni competenti».