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Il dramma degli incidenti stradali in questo caldo agosto italiano 2018 alza i riflettori sul tema dei trasporti su gomma, con relativa sicurezza da imporre. E quando si dice imporre, qui su Automoto intendiamo regole rigide e coerenti da applicare, sempre, per i trasporti pericolosi che quotidianamente avvengono lungo le strade nazionali.
Sappiamo come i veicoli da lavoro vengano sfruttati fino all’osso e spesso si metta in secondo piano l’aggiornamento degli stessi, pensando al (teoricamente giusto) guadagno da massimizzare. Regole giuste e coerenti alla tecnica attuale, incentiverebbero però il lavoro di alcuni settori (primo la vendita veicoli nuovi, vedi interesse UNRAE) ricadendo uniformemente sulla filiera senza troppi costi agli utenti finali se ben strutturate e corrette nel tempo. Non è facile, ma il Governo deve pensarci, bene piuttosto che troppo di fretta.
La premessa è che Eurostat indica nel nostro Paese un 86,5% di merce che viaggia su gomma, contro la media di 76,4% in Europa. Un settore importante che dovrebbe essere costantemente monitorato e aggiornato nelle sue regole, ambientali certamente ma in primis di sicurezza stradale. Palese per tutti come i danni più ingenti si verifichino quando non sono moto o normali auto coinvolte negli incidenti, ma i mezzi pesanti. A proposito di delocalizzazione poi, sempre data l’importanza del settore, molti nazionalisti dicono non a torto che non dovrebbe essere affidato in larga maggioranza a imprese estere, così come le aziende italiane non dovrebbero trovarsi soddisfatte a delocalizzare all’estero le loro attività (per sfuggire a pressione fiscale e costi di gestione nostrani).
Le Case hanno investito nello sviluppo tecnologico dei veicoli da lavoro e ovviamente ci tengono a fare sapere che oltre proporre mezzi avanzati fronte inquinamento, anche per la sicurezza sono messi bene, oggi. Impossibile dire, senza sapere il dettaglio esatto di quanto accaduto, cosa sarebbe successo se l’altro giorno in autostrada a Bologna il mezzo che tamponava fosse stato un top di gamma appena immatricolato, di certo però, a oggi la tecnologia media del parco circolante italiano non è elevata, anzi: i veicoli di portata maggiore o uguale alle 16t hanno un’età media di 11,3 anni. Con il trend attuale sarebbero necessari 11 anni per sostituirli tutti.
Perché sostituirli? Beh, poco logico che molti abbiano in box da usare ogni tanto la supercar a guida quasi autonoma con piena dotazione ADAS, mentre solo il 4,2% del parco circolante da lavoro che intasa le nostre autostrade quasi h24 è dotato di sistemi sicurezza avanzati; quelli peraltro e giustamente obbligatori (solo, aggiungiamo noi) da novembre 2015, come AEBS per frenata di emergenza e LDW per deviazione corsia.