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Il sisma di magnitudo 7,3 sulla scala Richter che sabato 13 febbraio ha colpito la prefettura di Fukushima, in Giappone, pur non provocando per fortuna vittime ma solo feriti, sta estendendo i suoi effetti negativi sull’industria nipponica.
In particolare, a causa dei problemi nella distribuzione logistica di accessori e componenti, Toyota ha deciso di bloccare la funzionalità di ben quattordici linee di montaggio in nove diversi impianti del Paese.
Il blocco, che durerà ancora qualche giorno, sta penalizzando soprattutto gli stabilimenti di Takaoka e di Tahara.
Nel suo comunicato, Toyota non ha specificato di quali componenti sia stata limitata la fornitura, ma di certo non si tratta di semiconduttori, la cui carenza è un problema che riguarda diverse aziende in tutto il mondo.
Toyota, ricordiamo, nel 2020 segnato dalla pandemia ha ripreso il ruolo di leader mondiale per numero totale di vetture vendute, arrivando a superare quota 9,5 milioni di unità e staccando così il Gruppo Volkswagen fermatosi a 9,3 milioni; un risultato di prestigio, reso possibile grazie soprattutto alla forte ripresa della domanda nel secondo semestre dell’anno dei mercati cinese e nordamericano, che hanno permesso di compensare in parte l’andamento decisamente sottotono a livello globale della prima parte dell’anno scorso.