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Akio Toyoda, dopo le sue dichiarazioni esplosive sull'elettrico, è intervenuto in merito ad un altro argomento chiacchierato, il progetto di Apple nel settore automotive. E Toyoda non le ha mandate a dire, spiegando che disporre delle tecnologie per la produzione di vetture non basta per tenere in piedi un'attività così strutturata. «Chiunque può costruire un'auto qualora ne abbia le capacità tecniche - ha spiegato Toyoda in qualità di presidente della Japan Automobile Manufacturers Association - ma una volta iniziata l'avventura, spero che sia preparato ad interfacciarsi con i clienti e ad affrontare cambiamenti di ogni genere per almeno 40 anni».
Il progetto di Apple per l'automotive è da anni nebuloso. Se ne parla tantissimo, però, e alcuni costruttori hanno espresso preoccupazione per il potenziale di un prodotto a marchio Apple nel comparto. I colossi del settore, però, non sembrano turbati. Perché, dopotutto, ci sono forti differenze tra il settore dell'auto e quello della tecnologia, come ha sottolineato il CEO del gruppo Volkswagen, Herbert Diess, in una recente intervista al Frankfurter Allgemeine Sonntagszeitung. Troppo affinché Apple possa assumere una posizione dominante nell'automotive da un momento all'altro.
Dello stesso avviso è Toyoda, che, anzi, sottolinea come l'ingresso di aziende tecnologiche nel settore possa dare «nuova vita» all'industria automobilistica, offrendo ai clienti maggior scelta. Questo, però, a patto che l'ingresso sia «equo» nei confronti dei consumatori e che Apple si assuma «la responsabilità dell'intero ciclo di vita dei loro veicoli», dall'approvigionamento di materie prime all'eventuale rottamazione. Se Apple dovesse utilizzare l'outsourcing anche per l'automotive, ricorrendo a terzi, si aprirebbe la questione della responsabilità delle varie fasi della catena del valore. Toyoda, in buona sostanza, sembra temere che Apple possa appaltare all'esterno senza assumersi alcun rischio. Apple, insomma, è avvisata.