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La Settimana Europea della Mobilità è occasione per lanciare nuovi servizi a favore della mobilità urbana intesa anche come contrasto degli atteggiamenti prepotenti e truffaldini.
In questo campo, non c’è dubbio che uno dei comportamenti più odiosi riguardi l’usurpazione dei parcheggi che la legge giustamente riserva ai disabili ed alle categorie deboli e che spesso, purtroppo, non possono essere utilizzati dai legittimi destinatari perché occupati abusivamente da chi non ha titoli per occuparli.
Una forma generalizzata di tracotanza, contro la quale spesso non si trova altro contrasto che quello di invitare, come accade di vedere, chi occupa un posto non suo a “prendersi anche l’handicap“.
Ora ACI e Roma Capitale annunciano la sperimentazione su strada del dispositivo “Tommy 2.0“: in collaborazione con l’Automobile Club Roma, istalleranno in vari punti della Capitale il dispositivo che tutela le aree di sosta riservate ai disabili.
Il prototipo di “Tommy” è già stato testato a Roma incontrando il gradimento di cittadini ed automobilisti, ma varie trafile burocratiche ne hanno ostacolato il riconoscimento normativo e la diffusione sul territorio, esponendo la mobilità dei disabili ai rischi derivanti dalla maleducazione e dalla disattenzione degli utenti della strada.
La sperimentazione di “Tommy 2.0” è stata approvata anche dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti.
Il dispositivo è semplice, economico e di facile istallazione: un sensore verifica l’occupazione dell’area ed attiva un segnale sonoro in presenza di veicoli non autorizzati. L’allarme si interrompe quando il parcheggio viene liberato dal trasgressore o con il telecomando abilitato.
Durante i test condotti dall’ACI, la sensibilizzazione acustica e il conseguente “effetto gogna” per i trasgressori hanno dimostrato più efficacia della semplice sanzione nello scongiurare l’occupazione impropria degli spazi riservati ai disabili. “Tommy 2.0” sarà inizialmente istallato nel I e XIII Municipio, per poi essere esteso ad altre aree della città.
Il nome del dispositivo deriva da Tommaso, figlio autistico di Gianluca Nicoletti, fondatore di Insettopia: una onlus ma anche un’idea di città più giusta, in cui un disabile può parcheggiare nel posto assegnatogli senza temere di trovarlo occupato.
Il progetto è stato ingegnerizzato da ACI Consult, società del gruppo ACI specializzata in servizi per l’ambiente e la mobilità, il cui direttore Riccardo Colicchia dichiara: «Più che a dissuadere dalla sosta selvaggia, Tommy serve a sensibilizzare gli automobilisti sull’osservanza delle regole del Codice della Strada e più in generale sul rispetto dei diritti comuni».
L’intento di “Tommy 2.0“ è sicuramente encomiabile, ma la soluzione rischia di rivelarsi inefficiente.
Se infatti il controllo dei veicoli avviene attraverso l’identificazione del contrassegno, rischiano di restare privi di verifica tre casi che costituiscono la maggioranza dei sistemi adottati per utilizzare in modo improprio il tagliando di invalidità:
- i contrassegni usati da parenti o amici, senza la presenza dell'invalido a bordo (addirittura ricordiamo casi avvenuti a Milano in cui gli eredi utilizzavano il duplicato del pass anche dopo la morte dell’avente diritto, avendo restituito l'originale, previa richiesta di duplicato prima della scomparsa);
- i contrassegni fotocopiati a colori che i vigili non possono contestare se non fermando la vettura senza l'invalido a bordo;
- i contrassegni validi ma distribuiti a pioggia da commissioni di manica larga o addirittura elargiti da sindaci (hanno questo strano potere), in disaccordo col parere negativo delle commissioni provinciali).
La piaga nostrana è proprio lo sfruttamento del pass da parte di non aventi diritto, grazie soprattutto alle molteplici concessioni e privilegi (di soldi e di tempo, oltre che di diritti) attribuite alla semplice presenza a bordo di un pass disabili.
Non intervenendo anche su questo versante, la pur meritoria iniziativa dell’ACI rischia di essere efficace solo a metà.