Tesla Semi: UPS ne pre-ordina 125

Tesla Semi: UPS ne pre-ordina 125
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A dispetto di logiche e visioni contrarie, il “mezzo” da lavoro Semi potrebbe essere un affare per Tesla: dal colosso dei corrieri UPS il pre-ordine più grande sino a oggi, per un incasso già oltre i due milioni
19 dicembre 2017

Punti chiave

Quando arrivano le Feste e pensi che Elon Musk non tiri fuori altre grosse novità almeno per un po’ ci pensano i suoi potenziali clienti a far parlare di lui, o meglio del suo futuro veicolo elettrico da lavoro. Del Semi vi avevamo già dato le informazioni base quando presentato lo scorso mese. Ora, dopo le conferme d’interesse di un colosso del beverage internazionale come Pepsi, che ne comprerebbe 100, arriva un bel quantitativo di ordini anche da United Parcel Service, un riferimento nel rapido e affidabile trasporto merci conto terzi, in tutto il mondo.

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Che il nome Tesla si associ tanto a polemiche negative, piuttosto che apprezzamenti esagerati, o vere diatribe sulla tecnica dei veicoli e la resa economica dell’azienda, è cosa ormai nota a chi segue il settore; adesso però si comincia a legare il nome della ancor giovane fabbrica di veicoli elettrici ad alte prestazioni con quelli di società riferimento, in settori diversi e soprattutto qualificabili come ottimi clienti. Non si parla di supercar sensazionali e per pochi, la cui gestione non è un problema, o di vetture di chi può essere un anticipatore di trend ecosostenibili, convenienti o meno che poi siano a livello economico. Se questo deve realmente essere il trend nel mondo dei veicoli da lavoro, gli storici colossi dei mezzi commerciali hanno di che preoccuparsi (e il vantaggio forse non starebbe solo dalla parte di Tesla o degli EV, ma anche degli utenti aziende… ndr).

La vista dentro al Semi: posto guida alla Tesla con due grandi display
La vista dentro al Semi: posto guida alla Tesla con due grandi display

 

Con i veicoli da lavoro come il Semi, specialmente di un corriere come UPS o di un leader nelle bevande come Pepsi, non si scherza affatto: il rendimento in tutti i sensi del “mezzo” acquistato ci deve essere (permetteteci di chiamare così il Semi, visto il suo nome) e a monte le decisioni sono prese da folti gruppi di manager che devono rispondere degli investimenti tanto nel breve quanto nel lungo periodo.

 

Staremo a vedere se i teorici 25 milioni di dollari impegnati da UPS, calcolando un prezzo di 200mila per ogni singolo veicolo, resettati in breve dai risparmi preventivati, avranno un buon riscontro come quelli, meno, che metteranno altre aziende già dichiaratesi pronte all’acquisto quali Walmart e Sysco. Per ora i Semis, come li chiamano gli americani, pare li vedranno prima e solo loro, dato che si parla di ordini per utilizzo negli States e basta: da fonte Reuters pare che siano già oltre 400 quelli previsti, in strada… Nel 2019. Tra i plus citati dai vertici UPS per la scelta ci sono le 500 miglia di autonomia e le assistenze alla guida evolute, capaci di ridurre potenzialmente del 40% gli incidenti, che per un’azienda di questi settori hanno forte incidenza sulla resa dei servizi e dell’attività complessiva. Dal canto nostro possiamo dire che se i pre-ordini sono fissati a quota 5000 dollari (ma in alcuni comunicati si parlava anche di 20.000) al momento Tesla avrebbe già incassato oltre due milioni dopo un solo mese, circa, dalla presentazione.

 

 

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