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Non passa giorno che non si parli di Tesla, più per problemi e polemiche invero, che per test di prodotto; quello è un dato di fatto, certo, come il continuo fluttuare eccessivamente, al ribasso, dei titoli finanziari e del rating di Tesla.
L’ultima vicenda di rilievo per la compagnia del dinamico Elon è quella per cui in Cina, dove il mercato di auto elettriche è il più vasto e in crescita del mondo, si passa ai metodi duri nel rispondere al protezionismo americano. Raffica di maggiorazioni su molte categorie di prodotti importati e… A farne le spese maggiori, nell’automotive dei carmaker, potrebbe essere Tesla che, oltre essere azienda americana è anche l’unica a produrre negli States, per ora, le proprie vetture. Se i colossi a stelle e strisce sono già posizionati in loco direttamente o tramite collaborazioni, a Tesla pesa ora l’onere di maggiori tariffe sull’importazione previste per le auto, anche elettriche, che arrivino in Cina dagli USA.
Come e quando Tesla sarà operativa con assemblaggio locale cinese, non è ancora dato saperlo, sebbene vi siano già stati diversi passaggi in questa direzione, coinvolgendo gli enti locali. Attualmente Tesla vende(va) in Cina circa 15000 auto l’anno, coprendo una piccola quota del mercato locale, ma la tassazione prevista che potrebbe salire oltre il 25% rendendo certe auto ancor più di nicchia di quanto già ora non siano, rischia di affondarne la crescita.
Staremo a vedere, intanto oggi al NYSE si sono mosse malamente azioni di vari settori, incluso quello aerospaziale, mentre TSLA quota al NASDAQ circa 275 dollari. Per dare un’idea, cinque anni addietro la quotazione era circa 40/45 $ mentre il picco del 2017 è di 383 $: se non è un titolo fluido questo.