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“In Stellantis amiamo le auto e non ce ne pentiamo. La nostra missione è portare la sportvità nel campo delle emissioni zero, e si tratta di un obiettivo possibile. Sul fronte delle auto prestazionali, il problema delle elettriche non sono la performance o le sensazioni alla guida. È il peso delle batterie. Una volta trovata una composizione chimica che raddoppi la densità di potenza delle celle – e non siamo molto lontani – il problema sarà risolto. Ovviamente continueremo a produrre auto premium ad alte prestazioni, con un grande livello di sofisticazione, perché c’è chi le compra”. Carlos Tavares è un grandissimo amante del motorsport e delle auto prestazionali, ed è convinto che l’elettrico possa offrire soluzioni interessanti nell’ambito delle vetture di lusso a breve. Il problema sta altrove, e non riguarda il segmento premium.
“Non è vero che i giovani non vogliono acquistare auto: lo si vede dal numero di patenti e di auto. Il problema è il costo, non il fatto che non amino il senso di spontaneità del muoversi con una vettura”, ha osservato il CEO di Stellantis in occasione di una tavola rotonda organizzata durante il weekend di gara della Formula E a Misano, che vede impegnate DS e Maserati. “Stellantis non ha problemi con gli ordini, nemmeno in un momento in cui il mondo è un disastro. Tutti si chiedono se domani scoppierà la Terza Guerra Mondiale, e le persone comprano lo stesso le auto, per proteggere la loro libertà di movimento. Ho quattro nipoti, e il mio obiettivo è che si godano questa spontaneità con una mobilità sicura, pulita ed economica”.
Di grande attualità è la spietata concorrenza esercitata dai costruttori cinesi, sbarcati in Europa con proposte elettriche economiche. "Non penso che ci sia un divario a livello di tecnologia tra l’Europa e la Cina – riflette Tavares -. C’è un gap in termini di costi. Una delle poche cose che ci rimangono in Europa è l’educazione scientifica, molto elevata. Nel mio paese, il Portogallo, il 30% dei laureati si sposta all’estero non appena consegue il titolo, e sono al servizio di altre nazioni. Nelle start-up in California ci sono tantissimi ingegneri europei, soprattutto francesi”.
“Anche in Fiat ci sono giovani ingegneri tra i 35 e i 40 anni che sono tornati vicino alle famiglie in Italia dopo lunghi periodi all’estero. Non usiamo i cervelli delle nuove generazioni, dobbiamo stimolarli. Abbiamo i talenti e l’istruzione, ma non abbiamo i costi. Viviamo in un sistema che abbiamo in qualche modo scelto, ma che è assolutamente non competitivo rispetto al resto del mondo, e in particolare alla Cina. Possiamo dire che preferiamo così, potrebbe essere una scelta diplomatica. Ma in questo modo come possiamo batterci alla pari con il resto del mondo?”.
I costruttori cinesi, osserva Tavares, “hanno un vantaggio competitivo del 30% sui costi rispetto a noi, il che vuol dire che possono vendere le auto elettriche al prezzo delle endotermiche con profitto, mentre noi no. Se vogliamo far finta che la competizione cinese non ci sia, i clienti non compreranno i nostri prodotti. Come cittadino europeo e non come CEO di Stellantis, non posso accettare una visione europea che non accetti la competizione. Toglierci da questo confronto sarebbe un suicidio”.
“Le decisioni in merito alle tecnologie sono state prese dai leader politici, e lascio che siano i cittadini a giudicarle. La verità è che sono troppo costose e che gli unici che sono in grado di offrirle al ceto medio sono i cinesi. La soluzione pensata dall’Unione Europea porta a prodotti che possono anche essere a zero emissioni, ma le persone non se li possono permettere. Come si fa a risolvere la questione? Lo si fa prendendo diverse direzioni in fatto di tecnologia e scegliendo la più adatta, restando ben consapevoli che se trovassimo una buona soluzione per i motori endotermici oggi, le normative ci impedirebbero di sfruttarla”.
Le elettriche, peraltro, costituiscono ancora oggi una quota molto limitata del parco auto mondiale, come osserva Tavares. “Nel mondo circolano 1,3 miliardi di auto endotermiche, e siamo qui a discutere di vendere 30 milioni di auto elettriche a un prezzo elevato per un mercato da 85 milioni di macchine all’anno. E siamo i ricchi del mondo. L’Europa non può influenzare quello che succede in Angola, in Marocco, in Cile. Che cosa facciamo con gli 1,3 miliardi di auto in uso oggi? Come possiamo chiedere agli agricoltori di sbarazzarsi dei loro pick-up vecchi di 40 anni e acquistarne uno elettrico che costa 70.000 euro? Gli e-fuel potrebbero essere una soluzione, ma devono avvicinarsi di più alle emissioni zero”.