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Mai struttura pubblica è stata più dibattuta come la linea TAV tra Torino e Lione, un'opera che per una parte dell'opinione pubblica e della corrispondente parte politica è uno spreco di denaro, per l'altra un'opportunità da non perdere per rilanciare l'economia.
Fortemente sostenuta dal precedente esecutivo PD-FI, quel tratto di linea ferroviaria ad alta velocità tra Italia e Francia è stata messa in discussione da quello M5S-Lega, con la maggioranza di governo divisa tra favorevoli (Lega) e contrari (M5S). Dalla sponda dei 5 Stelle si è sempre sostenuta la necessità di valutare pro e contro della sua prosecuzione ed oggi il dibattito arriva ad un punto di svolta con la pubblicazione da parte del Ministero dei Trasporti della attesa analisi costi-benefici.
Non è la prima che si effettua sull'infrastruttura: la prima risale all’anno 2000, mentre la seconda al 2011. Stilata dall'Osservatorio per l’asse ferroviario Torino–Lione, l'analisi del 2011 viene considerata nello studio ormai superata in relazione al volume del traffico ipotizzabile allora, oggi ritenuto «non verosimile», pertanto il progetto presenterebbe «una redditività fortemente negativa».
L'analisi, come previsto, dunque boccia la linea TAV che attraverserebbe la Val di Susa: «Il valore attuale netto economico (Vane), ovvero il saldo tra i costi e i benefici, risulta pari rispettivamente a -6.995 milioni considerando i costi 'a finire' (escludendo i soldi già spesi) e a -7.949 milioni qualora si faccia riferimento al costo intero», scrivono i tecnici.
«A tale valore - precisa lo studio - devono essere sottratti i costi di ripristino delle opere realizzate finora (messa in sicurezza delle gallerie e rinaturalizzazione dei siti) stimati pari a 347 milioni e quelli della “messa in sicurezza” della linea storica che, a seconda degli scenari di traffico che si intenderà considerare, potrà essere garantita con interventi a basso impatto economico ovvero con altri di maggiore rilievo, da definirsi a seguito di una specifica analisi del rischio nonché dei benefici attesi, per un ammontare massimo di 1,5 miliardi. Al netto di tali costi, il VANE risulterebbe pari a -5,7 miliardi».
Secondo l'analisi, alle negatività descritte va aggiunto anche il minore introito da accise: «Con riferimento all’impatto sulle finanze pubbliche degli Stati interessati, il costo da sopportare in caso di realizzazione del progetto non è rappresentato dalla somma dei soli costi di investimento e di gestione; a questi devono infatti essere sommate le minori accise che portano il bilancio complessivo da 10 a 11,6 miliardi (flussi attualizzati) nello scenario “realistico” e a 16 miliardi in quello “Osservatorio 2011”».
«Nel caso specifico in esame si evidenzia, inoltre, come il beneficio economico per i flussi che a seguito della realizzazione dell’opera opterebbero per il modo di trasporto ferroviario, equivalente a circa 50 euro per veicolo pesante, potrebbe essere parimenti conseguito riducendo per un pari importo i pedaggi previsti per l’utilizzo dei trafori del M. Bianco e del Fréjus che, al pari di quelli sulla rete ordinaria, laddove superano la tariffa efficiente (ossia nella maggior parte delle tratte di rete non limitrofe alle aree metropolitane), costituiscono una forma di tassazione impropria degli scambi commerciali con l’estero», fa notare la commissione.
Non mancano le voci contrarie: «Mi riservo di vedere nel dettaglio i numeri, ma dalle prime indicazioni mi sembra che dalla farsa si è passati alla truffa. E' una analisi truffa realizzata per far quadrare i conti in base a quello che vuole il padrone», denuncia il Commissario Straordinario per l'Asse Ferroviario Torino-Lione Paolo Foietta, sostenendo che «i costi sono ampiamente gonfiati, mentre c'è una enorme sottovalutazione dei benefici ambientali e sociali».
«Auspichiamo che il Governo abbia una unica e grande priorità: l'occupazione, il lavoro. L'apertura di questi cantieri a regime determina 50mila posti di lavoro», dice il leader di Confindustria Vincenzo Boccia. «Se per il Governo questo basta... A noi basta come analisi costi-opportunità, in una fase delicata per l'economia, in cui va messo al centro il lavoro. E' una grande occasione per dare lavoro a 50mila persone. Io l'analisi già l'ho fatta: ho dato un dato, a noi basta».