Tassa sulle auto aziendali: dove portano gli ultimi emendamenti

Tassa sulle auto aziendali: dove portano gli ultimi emendamenti
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Due le direzioni principali delle novità in discussione: la non retroattività e la differenziazione per reddito del dipendente e per categoria di emissioni dell'auto
19 novembre 2019

Gira attorno a un articolo, l'ormai celeberrimo (e anche un po' famigerato) 78 del disegno di legge di Bilancio 2020, uno dei capitoli più interessanti di quella specie di serie ambientata nel Parlamento italiano che prevede una riduzione della percentuale di deducibilità dei costi sostenuti per i veicoli aziendali con riferimento a quelli che vengono ritenuti inquinanti.

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Come avevamo previsto nei numerosi articoli con i quali l'abbiamo abbiamo documentato finora, il provvedimento è in continuo divenire, soggetto di continue modifiche apportate da altrettanti emendamenti firmati da un po' tutte le forze dell'arco istituzionale.

Nelle ultime ore le nuove proposte di variazione sono state diverse. Vediamo le due più rappresentative.

La prima introduce una soglia di reddito al di sotto della quale continuerebbe a essere applicato il coefficiente del 30 per cento, come avviene oggi.

Il limite ipotizzato è di 70 mila euro, al di sopra del quale verrebbe applicato un coefficiente diverso a seconda che l'auto in oggetto sia elettrica o ibrida, oppure che sia in uso a figure professionali quali agenti di commercio e rappresentanti (al 30 per cento), al 60 per cento per le vetture con emissioni di CO2 fino a 160 g/km, e al 100 per cento per le auto che superano tale soglia.

Il paradosso delle emissioni

Ci preme, qui, far notare ancora una volta che il legislatore continua a incorrere nell'assurdità di equiparare - sul piano delle emissioni - le auto elettriche (quindi a emissioni zero) con le ibride, che sono spinte da una propulsione prevalentemente termica che prevede quindi il rilascio di sostanze conseguente alla combustione.

Un secondo emendamento riguarda la retroattività. In questo caso, l'emendamento ha seguito le ipotesi che lo stesso ministro dell'Economia Lorenzo Gualtieri aveva già espresso in più riprese. In pratica, prevede che l'eventuale norma decorra soltanto a partire dal 2020.

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