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Oltre 40 anni di storia a separare le auto oggetto della nostra prova/confronto, ma un carattere e un’indole molto vicina, con tanti contenuti tecnici che negli anni si sono evoluti, ma sono rimasti fedeli alla ricetta originale. Non ci saranno vincitori o perdenti, stavolta ci siamo solo goduti le sensazioni che ci hanno regalato la LJ 20 del 1972 e la Jimny del 2018, mettendole alla prova su un percorso a misura di entrambe.
Se non la conoscete è perché quando lei impazzava per le campagne giapponesi, voi non eravate ancora nati. Anche i più grandi potrebbero non conoscerla perché al tempo (anni 70) non veniva nemmeno importata in Europa. Le origini della LJ 20 sprofondano nella tecnica della LJ 10 del 1970, la prima key car (categoria entro i 3 metri) a trazione integrale. Un toccasana per l’epoca, visto che dava la possibilità a tantissime persone di muoversi per le intricate campagne giapponesi, con dei notevoli vantaggi in termini di tasse. Sotto il cofano di questa versione c’era un 360 cc bicilindrico (raffreddato ad acqua) 2 tempi da 28 CV, abbinato alla trazione integrale e a un cambio manuale a 4 marce con ridotte. Le ruote da 15” erano equipaggiate con gomme pensate per l’off-road e l’auto era sprovvista del tetto (arrivato poi sulla SJ 20). Nonostante la lunghezza molto ridotta, era in grado di trasportare 4 persone, grazie all’intelligente posizionamento della ruota di scorta, un must per questi veicoli già all’epoca.
Che effetto ha fatto 40 anni dopo ai nostri tester? Il solo trovarsi su un’auto senza cinture e senza portiere già da fermo colpisce, ma è quando il motore comincia a far girare le ruote che ci si rende conto della distanza che la separa dalla nostra epoca. Fa quasi tenerezza, ma in senso positivo, con l’odore della miscela che vi inebria a ogni sgasata e il rumore che ricorda un po’ quello delle vespe d’annata. Bisogna saperci fare con lei, visto che dovete tenere a mente che le risposte non sono quelle dei motori odierni ma spesso e volentieri bisogna interpellare la frizione per tenerlo su di giri e superare gli ostacoli. Con lei ci siamo andati piano all’inizio, un po’ per paura un po’ per rispetto, ma è bastato poco per capire che ha ancora lo smalto per mostrare di che pasta sia fatta. Un twist leggero superato grazie a qualche slancio e alcune salite con ostacoli dove c’è stato bisogno di trovare un po’ di coraggio prima di affondare il gas. Non è a livello della sua discendente, ovvio, ma la personalità e il carattere di questa LJ20 è qualcosa di difficilissimo da trovare.
La cosa più bella della storia attuale è poter trovare parte dell’identità della LJ 20 a bordo della Jimny arrivata lo scorso anno. L’ultima generazione rimane fedele a una ricetta semplice ma funzionale, ed è un vero e proprio omaggio alla storia che ha accompagnato tutte le generazioni negli ultimi 40 anni, oltre ad essere un vero e proprio atto di amore nei confronti degli appassionati che l’hanno scelta quasi 3 milioni di volte. Anche per lui motore longitudinale, ma questo è un più moderno 4 cilindri 1,5 L benzina aspirato da 104 CV e 130 Nm di coppia, abbinato a un cambio a 5 marce con ridotte e alla trazione integrale All Grip, che può contare su differenziali LSD e un giunto pneumatico che fa lavorare il sistema. Di lei ve ne abbiamo parlato anche durante il nostro primo test sugli sterrati sardi e per tutte le info vi rimettiamo alla prova sul canale. Per sapere come se l’è cavata all’off road arena di Maggiora insieme alla LJ 20, date un’occhiata al nostro video.