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Di "stragi del sabato sera" se ne parla da ormai più di trent'anni, da quando, cioè, l'enfasi sul fenomeno arrivò a definirlo alla stregua di una vera e propria calamità che, a sua volta, era figlia di altri aspetti della vita sociale dei giovani, quello della diffusione dell’alcol e della scoperta delle droghe. E sullo sfondo di tutto disagi, insofferenze, voglia di trasgressione.
A partire dagli anni '90, poi, una serie di iniziative a livello nazionale e comunitario cercarono di arginare il fenomeno degli incidenti, con la patente a punti prima, la creazione di un osservatorio sul fenomeno poi - e siamo nel 2015 - e l'introduzione dell'omicidio stradale l'anno seguente. A condire il tutto, l'intensificazione delle sanzioni, l’uso di strumenti di controllo, anche se da noi è mancata la diffusione capillare dei controlli stessi a causa della carenza di personale fra le Forze dell’Ordine.
Nell'ultimo triennio il problema, se non arginato, sembrava quantomeno molto ridimensionato rispetto al passato. Mentre oggi, soprattutto nelle cosiddette “ore maledette”, quelle che vanno dalle 22 alle 6 del mattino, durante i fine settimane, i dati dicono che il numero degli incidenti stradali è tornato a salire.
Resta il fatto che, un po' per questo, un po' per via delle dinamiche mediatiche che tendono, a loro volta, ad accentuare l'attenzione su determinati fenomeni, sempre più frequentemente ci si ritrova il lunedì a fare il conto delle vittime del weekend appena trascorso e a riflettere sui come e sui perché.
Oggi, per esempio, siamo a piangere i ragazzi del terribile schianto a Catania e interrogarci sulle cause che lo hanno provocato. Analoga tragedia, la settimana scorsa per altri quattro giovani scomparsi nel fine settimana.
Le ragioni sono ricorrenti in quasi tutti i casi del genere. Hanno a che fare, principalmente, con il venir meno dei freni inibitori agevolato dal consumo di alcolici e di droghe, e risultano essere amplificate da tutta una serie di booster tipici delle dinamiche “del branco”, come l'entusiasmo, la voglia di strafare e quella sorta di droga che si prova anche con la
guida ad alta velocità, e che è lo spirito di emulazione.
Vale la pena di citare, qui, un ottimo e ben documentato studio americano di qualche tempo fa, consistito nel nascondere telecamere in un centinaio di vetture utilizzate da giovani di buona famiglia, ottime scuole, quartieri tutt'altro che disagiati, sani valori, allo scopo di registrare il loro comportamento alla guida.
A sorpresa è venuta fuori una vera trasformazione della maggioranza di essi: durante la settimana o con i genitori si comportavano con normale prudenza, mentre il venerdì e il sabato sera, quando si ritrovavano con due o più amici, si trasformavano in guidatori al di sopra delle loro normali capacità di guida, ma soprattutto incapaci di comprendere le reali conseguenze dei propri atti.
Non si tratta quindi di semplice imprudenza o di imperizia alla guida, ma di vera alterazione dei limiti percettivi, fenomeno che non è affrontabile dalle forze di polizia e dai loro controlli. Sarebbe infatti impensabile una copertura a tappeto davvero efficace su tutte le strade d'Italia anche se è auspicabile che nei luoghi e nelle ore più a rischio vengano intensificati.
Senza contare un altro importante e sconveniente “buco nero”, quello dei controlli con l'etilometro, che hanno diverse criticità rilevanti: non sono visti di buon grado dalle polizie locali perché le operazioni vanno compiute di notte, ma anche perché gli introiti delle contravvenzioni non finiscono nelle casse delle amministrazioni bensì in quelle dello Stato, senza contare che in caso di positività avrebbero l'obbligo di condurre gli interessati in un pronto soccorso dell'ospedale.
Per non parlare degli stessi strumenti in uso, gli etilometri appunto, che spesso non sono utilizzabili perché non sottoposti alle elaborate operazioni di manutenzione taratura e controllo annuali.
Va aggiunto infine che, la Polizia Stradale si è ormai sottratta a questo genere di controlli sulle statali, delegandoli alle forze di polizia locali e ai Carabinieri, categorie entrambe con endemiche carenze di organico.
Il problema, invece, diciamo noi, è innanzitutto, culturale, di educazione, anche scolastica. E addirittura da Protezione Civile, poiché fa più vittime delle alluvioni.
Quello che crediamo, quindi, è che le istituzioni - e soprattutto la televisione nazionale - debbano dirottare i loro sforzi proprio qui, per dare ai giovani gli strumenti necessari a capire - preventivamente - che cosa può succedere con la caduta dei freni inibitori e quali sono le gravissime conseguenze che ciò può provocare al volante.