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A cinque anni dalla strage del bus di Avellino, che costò la vita a 40 persone il 28 luglio del 2013, una perizia richiesta dal Tribunale di Avellino punta il dito contro Autostrade per l'Italia.
Felice Giuliani, docente universitario di Ingegneria a Parma, scelto come superperito dal giudice Luigi Buono nel processo per la strage, ha evidenziato come la tragedia sia accaduta perché i tirafondi delle barriere laterali del ponte erano corrosi dal sale, utilizzato d'inverno per fronteggiare neve e ghiaccio.
Una tesi, questa, che il nostro editorialista, Enrico De Vita, aveva già avanzato subito dopo l'accaduto. De Vita aveva spiegato come il bus fosse caduto quasi verticalmente, segno che la barriera di cemento avrebbe ceduto quando ormai la velocità del veicolo era molto bassa.
Il bus, si legge nella perizia, percorse "dopo aver viaggiato in condizioni di rilevante inefficienza del sistema frenante, conseguente alla perdita dell'essenziale organo di trasmissione, un tratto di circa 880 metri" accostato alla barriera; poi la caduta dall'alto, con un impatto al suolo avvenuta alla velocità di 89 km/h. Stando al perito, "la 'strage' del viadotto Acqualonga è risultata tale per difetto di risposta strutturale della barriera new jersey bordo ponte in conseguenza dell'urto esercitato dall'autobus".
"L'autobus, pur nella sua terribile deriva - aggiunge - sarebbe stato concretamente trattenuto in carreggiata, fino al suo arresto definitivo, dalla barriera new jersey solo nel caso in cui essa fosse stata correttamente manutenuta, come avrebbe dovuto e invece non fu". Il Professor Giuliani sarà sentito in udienza il prossimo 12 settembre.
Sono quindici gli imputati a processo per la tragedia di Avellino, tra questi, l'amministratore delegato di Autostrade per l'Italia, Giovanni Castellucci, l'attuale condirettore operation Paolo Berti e Riccardo Mollo, ex direttore generale.