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Il futuro, come ormai ben sappiamo, è stato segnato. Nel 2035 non troveremo più auto a combustione interna, ma come hanno reagito coloro che vivono il mondo dell’auto (quasi) ogni giorno?
Il ministro della transizione ecologica, in vista sicuramente delle vicine elezioni, non è tranchant: “La bocciatura della proposta di riforma del mercato Ets dimostra che la transizione ecologica è complessa, perché interseca giustizia sociale ed emergenza ambientale. L’ho detto sin dall’inizio. Ma questo deve spronarci ad essere più proattivi, innovativi e convinti nelle nostre azioni”.
Oltre a questo, in un evento di PwC Italia e Gedi, il ministro aveva fatto sapere la sua opinione effettiva: “Penso che chi sta correndo sull’elettrificazione non voglia i carburanti sintetici, che decarbonizzano fino al 90 per cento e sono totalmente compatibili con le pompe di benzina che abbiamo sulle nostre strade e con i motori a combustione interna. Di questi carburanti noi siamo i secondi produttori al mondo. Secondo me potrebbe essere una soluzione soprattutto nella fase di transizione”.
Per Cingolani, quindi, il miglior compromesso è quello di utilizzare anche carburanti sintetici, che secondo lui, potrebbero essere una buona soluzione per la transizione verde.
Inoltre, aggiunge in maniera più diretta: “Se ho un’auto vecchia e non mi posso comprare un’elettrica o un’ibrida, me la tengo perché non ho i soldi per cambiarla non perché mi piace inquinare! Se il carburante sintetico incentivato mi consente un livello di inquinamento paragonabile al miglior ibrido in circolazione, e posso andare avanti ancora qualche anno, perché non farlo?”.
L’amministratore delegato di Dallara, Andrea Pontremoli, ha rilasciato invece alcune dichiarazioni per Il Sole 24 Ore. Come ben sappiamo, Dallara è un’eccellenza Italiana nel mondo del motorsport e come per altri costruttori, l’azienda di Varano si sta affacciando anche essa sul mondo dell’elettrico.
Pontremoli non va per il sottile e dichiara “Virare tutto sull’elettrico è una “stupidata” e pone un enorme problema energetico, oltre a mettere l’intera industria dell’auto nelle mani della Cina. Molti Paesi, ad esempio l’Arabia, stanno investendo molto per accelerare, invece, lo sviluppo dell’idrogeno perché sanno che l’elettrico da solo non ce la può fare. In futuro serviranno sistemi di trazione ibridi a idrogeno o combustibili alternativi come i biofuel”
Dalle dichiarazioni, quindi, sembra proprio che l’amministratore delegato voglia occuparsi di altri tipi di tecnologie, che secondo lui, sono molto più efficienti dell’elettrico.
Il CEO del Gruppo Renault aveva chiesto in maniera diretta lo spostamento della deadline del 2035 al 2040.
Al Corriere della Sera, ha affermato riferendosi allo spostamento della data: “Questo perché abbiamo tutti lanciato modelli ibridi, e per ammortizzare l’investimento servono quattro anni. E poi le aziende devono prepararsi e i fornitori trasformarsi. Per la transizione green serve più tempo”.
Inoltre, il CEO ha affermato che il processo di Renault si basa su produzione, risorse umane e assetto societario. Proprio per questo “stiamo realizzando uno dei più grandi progetti di riconversione delle competenze ed entro il 2025 avremo formato 12.000 dei 45.000 dipendenti in Francia sui nuovi temi delle batterie, della gestione dei dati e della cyber-security. [...] abbiamo stimato che in Francia si perderanno 75.000 posti di lavoro. Ma se ne creeranno 500.000: alcune aziende sono già pronte alla transizione e altre si stanno preparano e lo saranno. Sono fiducioso che questo avverrà anche in Italia, dove c’è una grande capacità di adattamento”.
Managing Director di Kia Italia, ha commentato il voto del parlamento europeo del “Fit for 55”, affermando che Kia ha un maxi piano di investimenti per il processo di elettrificazione che va fino al 2026 e ha puntualizzato che Kia, quindi, c’è per questa transizione.
Inoltre afferma: “se in Europa si riuscisse a trovare una posizione unitaria si potrebbe fare qualcosa ma non so se questo potrà avvenire”.
Bitti, si ferma anche sul tema più importante, quello dell’inquinamento e afferma che “Già oggi un'auto moderna Euro 6d è validissima sul fronte dell'efficienza e ha nel suo ciclo di vita un impatto di emissioni equivalente a quello di una vetture elettrica", il problema a monte, per lui, è quello della dipendenza energetica dell’Italia di altri paesi per scelte che sono state fatte in passato.
"Il voto europeo sull'auto elettrica? Una grande delusione, una scelta ideologica. Perchè il destino dell'auto non è solo elettrico, a meno che non si voglia fare un regalo alla Cina che su questo fronte è davanti a tutti": così Giancarlo Giorgetti, Ministro per lo Sviluppo Economico, commenta in un'intervista rilasciata al Messaggero la decisione del Parlamento Europeo. "È stata una decisione ideologica e ho sperato fino all'ultimo che prevalesse, in certi deputati di area di centrosinistra, la preoccupazione per le ricadute negative sull'occupazione. Così non è stato, purtroppo, l'inversione di tendenza che avevo auspicato non c'è stata".
"È mancata la consapevolezza del momento che stiamo vivendo. Di fronte alla sacrosanta e legittima ricerca di un mondo ambientalmente compatibile non sono state prese in considerazione le richieste per percorsi più lenti che ci consentissero di affrontare meglio questo delicato passaggio verso il green che la guerra in Ucraina sta inasprendo ancora di più". Professandosi un fautore della neutralità tecnologica, Giorgetti aggiunge che la "transizione ambientale deve tener conto anche delle ricadute sociali ed economiche su tutte le filiere altrimenti il futuro è l'eutanasia della nostra industria. Non si può restare sordi di fronte alle voci di imprenditori e lavoratori e alle loro legittime preoccupazioni. Non facciamole diventare grida di disperazione. L'impostazione europea vuole imporre ritmi e ideologie che impattano negativamente su alcuni paesi come l'Italia, la Germania e la Francia. Dobbiamo pensare a strumenti che possano fare da contraccolpo a questo ennesimo shock che penalizza la nostra industria ed economia".
Assogasmetano, associazione che svolge un ruolo esclusivamente politico di tutela e promozione del settore distributivo per esaltare e salvaguardare l'unicità e potenzialità del metano nel contesto energetico e ambientale, ha affermato che la decisione del Parlamento europeo nega il principio di neutralità tecnologica.
Secondo l’associazione, i veicoli elettrici non sono a zero emissioni perché viene calcolata solo esclusivamente l’emissione allo scarico, senza considerare né l’intero ciclo di vita dell’auto stessa (dalla costruzione allo smantellamento) né la produzione di energia elettrica per la sua alimentazione.
Una corretta valutazione dovrebbe essere quella di valutare l’intero ciclo di vita, inoltre, l’associazione ha affermato che uno dei più grandi problemi per i veicoli elettrici è l’estrazione dei minerali nelle terre rare, che hanno, secondo loro, un elevatissimo impatto ambientale.
Il presidente di Assogasmetano, Flavio Merigo, ha affermato: “Nel corso degli ultimi anni abbiamo evidenziato come il biometano, una delle eccellenze italiane, debba essere considerato uno strumento di straordinaria importanza per raggiungere gli obiettivi imposti dal pacchetto Fit for 55, essendo una fonte rinnovabile, con emissioni LCA che possono essere addirittura negative, immediatamente utilizzabile per l’alimentazione dei veicoli e addirittura miscelabile con alte percentuali di idrogeno senza la necessità di effettuare alcun intervento di natura tecnica”.