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Dopo l'approvazione da parte del Parlamento Europeo del divieto di vendita delle vetture benzina e diesel entro il 2035 nel nostro continente - provvedimento destinato ad avere forti ricadute sull'intera filiera dell'automotive - arrivano i primi commenti delle associazioni di settore. Federauto, premettendo di essere in linea di principio concorde con gli obiettivi perseguiti dal pacchetto Fit for 55, invoca un "approccio più realistico, che tenga conto degli interessi di tutti gli stakeholder e dei consumatori, basato su di un mix tecnologico che abbracci tutte le soluzioni tecnologicamente compatibili".
"La decarbonizzazione del trasporto su strada non dovrebbe essere socialmente ed economicamente dirompente - si legge nella nota diffusa alla stampa -. I recenti sviluppi come la pandemia e la guerra in Ucraina hanno aumentato le incertezze e le insicurezze. I prezzi delle materie prime e dell'energia sono in crescita e la dipendenza da poche fonti di approvvigionamento pone rischi critici per l’intera filiera automotive. L'elettrificazione della mobilità può aiutare a ridurre le importazioni di combustibili fossili a lungo termine, ma allo stesso tempo comporta il rischio di creare nuove dipendenze da materie prime e batterie, mantenendo la creazione di valore al di fuori dell'Europa".
Federauto sostiene l'importanza di "un certo periodo di transizione adeguato, fondamentale per preparare le nostre attività alle sfide imminenti e garantire così manutenzione e riparazione altamente qualificate per le auto di domani". E ribadisce la necessità di "un'ampia infrastruttura di stazioni di ricarica. Di fatto, molti potenziali clienti rimangono riluttanti e questa realtà permarrà finché non verrà implementata un'infrastruttura di ricarica diffusa". Dall'associazione arriva poi un appello al premier Mario Draghi e al suo governo, per "un approccio più realistico e concreto, che tenga anche conto della posizione delicata della filiera automotive e delle gravi conseguenze che essa arrecherà al mercato interno e a tutta l'economia italiana".
C'è preccupazione anche in ACEA, l'associazione dei costruttori europei. Il presidente in carica, il CEO di BMW Oliver Zipse, spiega: "Il settore automotive contribuirà pienamente all'obiettivo dell'Europa di raggiungere emissioni zero nel 2050. Il nostro comparto sta vivendo una spinta verso l'elettrificazione, con nuovi modelli in arrivo, capaci di accontentare i clienti e di dare slancio alla transizione verso la mobliità sostenibile". Fatta questa premessa, Zipse, alla luce "della volatilità e dell'incertezza che stiamo sperimentando ogni giorno a livello globale", "ogni normativa a lungo termine che si estenda oltre questo decennio è prematura in questa fase iniziale. È necessaria invece una revisione trasparente a metà strada, per definire gli obiettivi post-2030".
Entrando nel dettaglio, Zipse spiega che "una revisione di questo genere dovrà prima di tutto valutare se la distribuzione delle infrastrutture di ricarica e la disponibilità delle materie prime per la produzione di batterie saranno in grado di sostenere la crescita vertiginosa delle vetture elettriche a quel punto". ACEA, inoltre, invoca coerenza nelle misure del pacchetto, soprattutto per quanto riguarda le emissioni di CO2 e le normative per le infrastrutture per le alimentazioni alternative.