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Come vi abbiamo anticipato ieri, Carlos Tavares, amministratore delegato di Stellantis, ha rassegnato le dimissioni con effetto immediato. La decisione, accettata dal Consiglio di Amministrazione, arriva con un’accelerazione rispetto ai piani annunciati che prevedevano il suo ritiro nel 2025, alla scadenza naturale del contratto.
Le dimissioni sembrano essere legate a due fattori principali: divergenze strategiche con il CdA e i risultati deludenti del terzo trimestre. Le consegne globali sono crollate del 20% rispetto allo stesso periodo del 2023, attestandosi a 1,148 milioni di unità. Il calo è stato particolarmente marcato in Nord America (-36%), Europa (-17%), Medio Oriente e Africa (-26%) e Asia-Pacifico (-30%).
Anche le vendite ai clienti finali hanno subito una contrazione del 15%, complicate dalla transizione del portafoglio prodotti e dalla riduzione delle scorte. Questi dati hanno accentuato le pressioni interne al gruppo, portando a una rottura tra Tavares e il Consiglio.
In attesa di un nuovo amministratore delegato, previsto non prima di settembre 2025, la gestione del gruppo sarà affidata a un comitato esecutivo presieduto da John Elkann. Il prossimo CEO dovrà affrontare sfide cruciali, tra cui:
Sul fronte azionario, le dimissioni di Tavares potrebbero aumentare la volatilità sul titolo. La scorsa settimana le azioni hanno chiuso in lieve calo (-0,45%) a 12,48 euro. Se i supporti tecnici tra 12 e 11,90 euro non dovessero reggere, il rischio è un ulteriore ribasso verso i minimi annuali di 11,50 euro e, successivamente, ai livelli di 10 euro.
Al contrario, un superamento delle resistenze a 13,20-13,30 euro potrebbe aprire la strada a un recupero, con obiettivi iniziali a 14 euro e successivamente a 15 euro, massimo degli ultimi tre mesi.