Stellantis: gradimento bipartisan di politica e sindacato

Stellantis: gradimento bipartisan di politica e sindacato
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La fusione tra FCA e PSA è vista con favore dalle istituzioni: addirittura si ipotizza un possibile ingresso dello Stato come azionista
7 gennaio 2021

Il matrimonio italo-francese che ha dato vita ad uno dei maggiori gruppi mondiali per numero di vetture e fatturato (8,1 milioni di auto e quasi 180 di portafoglio, grazie ai 108 miliardi portati da FCA e gli oltre 74 di PSA), sembra incontrare il favore della Politica e del sindacato.

Davanti a cifre imponenti non solo in termini finanziari, ma anche per quanto riguarda gli occupati (che sfiorano i 400.000) e l’impatto su mercato grazie ai tanti marchi rappresentati, le nozze fortemente volute anche dagli azionisti dei due gruppi trovano una sponda positiva nelle prime dichiarazioni che anticipano i termini ufficiali della fusione, visto che Stellantis, società di diritto olandese dove confluiranno le attività di FCA e PSA, vedrà la luce venerdì 16 gennaio, alla vigilia dell'esame sul gradimento degli investitori alle Borse di Wall Street, Milano e Parigi.

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Il primo commento è arrivato da Antonio Misiani, Vice ministro di Economia e Finanze, in quota Partito Democratico, che in un’intervista televisiva rilasciata a Sky TG24 ha affermato: «La nascita di Stellantis è una buona notizia anche per l’Italia, perché il settore è alle prese con due cambi di paradigma giganteschi: l’auto a guida autonoma e la transizione verso i veicoli a emissione zero. Due sfide che possono essere vinte se si hanno le spalle larghe dal punto di vista finanziario e tecnologico e la nuova società Stellantis le ha, purché non si culli sugli allori e faccia i giganteschi investimenti necessari per vincere questa sfida». 

Una dichiarazione quasi d’ufficio, seguita però da una frase molto più eloquente: «Il governo deve difendere, salvaguardare e valorizzare la presenza industriale e occupazionale di Stellantis in Italia: continueremo a seguire con grande attenzione le scelte della nuova società, in un settore dove anche nella componentistica lavorano centinaia di migliaia di persone e che rappresenta la punta di diamante del sistema manifatturiero italiano. Per questo, una possibile presenza dello Stato italiano nel capitale del nuovo gruppo, simile a quella del governo francese, non può e non deve rappresentare un tabù». 

Quasi di riflesso alle parole di Misiani sono arrivate le dichiarazioni di Ferdinando Uliano: per il segretario nazionale Fim-Cisl, «Il gruppo Stellantis rappresenta una grossa opportunità per il gruppo FCA, per gli stabilimenti italiani e la loro prospettiva futura, soprattutto per la messa in sicurezza dell’occupazione. Come Fim-Cisl presidieremo con determinazione le scelte e i piani industriali futuri di Stellantis per evitare contraccolpi su stabilimenti e occupazione: abbiamo chiesto un incontro con Carlos Tavares e inoltrato la richiesta di incontri sindacali ai vari livelli da quello nazionale, europeo e mondiale. Il confronto con il nuovo gruppo Stellantis partirà dai nuovi piani industriali: per noi sarà importante il ruolo assegnato all’Italia nei vari ambiti a partire dalla ricerca, oltre al rilancio dei marchi italiani come Alfa Romeo, Maserati, Fiat e 500 e sviluppare ulteriormente le produzioni Jeep con l’obiettivo e la garanzia di mettere in sicurezza stabilimenti e occupazione».

Insomma, pur con le cautele del caso, a Stellantis sembrano guardare tutti con fiducia...

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