Stellantis: chiude lo stabilimento Opel di Eisenach?

Stellantis: chiude lo stabilimento Opel di Eisenach?
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A rischio le attività nella struttura tedesca, ferme da ormai tre mesi per la crisi dei chip
11 ottobre 2021

Da temporanea a definitiva: sullo stabilimento Opel di Eisenach, in Turingia, aleggia lo spettro della cessazione totale delle attività.

Almeno è quanto temono gli operai, che da tre mesi hanno le linee di montaggio ferme a causa della mancanza di semiconduttori: secondo quanto riportano fondi d'informazione locali, c'è il rischio concreto che i cancelli rimangano chiusi a tempo indeterminato.

D'altronde è nota la difficoltà attuale del gruppo Stellantis nello gestire le strutture produttive Opel, visto che anche la fabbrica più importante e simbolica del marchio tedesco, vale a dire Rüsselsheim, potrebbe presto passare ad una gestione non più riservata ai veicoli con il fulmine sulla calandra, ma passare in capo direttamente ad Atlantis.

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Per Opel, e per tutti i tedeschi, si tratterebbe certo di uno smacco difficilmente accettabile.

Al tempo dell'acquisizione da parte di PSA dei marchi Opel e Vauxhall, l'accordo prevedeva la conservazione dei livelli occupazionali in Germania nel paese fino al 2025: ora i sindacati temono che, invocando come causa proprio la carenza di componenti, la “nuova” dirigenza possa considerare non più valido tale vincolo.

Dal gruppo Stellantis non sono arrivate comunicazioni ufficiali, tranne una dichiarazione relativa alla gravità eccezionale della situazione, con la crisi dei chip globale che colpisce direttamente le sue attività. Parole che hanno ulteriormente preoccupato i lavoratori tedeschi, visto che ormai  in Opel, la maggior parte degli impianti utilizza piattaforme di derivazione PSA e tutte le vetture possono essere già allestite in Francia o Spagna.

Infine, riguardo le intenzioni di Stellantis per l'altra metà dello stabilimento di Rüsselsheim, rimbalza la voce che l'impianto potrebbe essere affidato a un partner cinese, come GAC, che produrrebbe auto elettriche: fantafinanza o ipotesi concreta?
 

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