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In questo momento in Europa non c'è la possibilità di costruire auto elettriche economiche. Questa - in sintesi - la diagnosi di Carlos Tavares nelle dichiarazioni fatte martedì durante un incontro a Chennai (India) in visita ad Centro Ricerche Stellantis. L'alternativa, a quanto si registra, è spostare la produzione in India, dove il costo della mano d'opera è infinitamente più basso per mantenere i costi e i prezzi entro ampi margini di guadagno.
I nuovi impianti potrebbero essere già pronti per la fine del 2023 e si occuperebbero di tutta la fascia di mercato a basso costo, che comunque difficilmente potrebbe scendere sotto ai 20.000 euro, confermando i dubbi già avanzati da tempo, ossia che il passaggio all'elettrico in concreto porterà il prezzo delle utilitarie ad essere quasi raddoppiato. Secondo Tavares si tratta comunque di un progetto dal respiro di 5 o 6 anni, ma di fatto significa che per il Gruppo gli impianti presenti in Europa saranno obsoleti per quello che riguarda il "mass market", con prospettive non proprio incoraggianti per le fabbriche italiane.
I progetti, che sono ancora in via di definizione, intendono anche creare una forte presa sul mercato indiano, che è il 4° al mondo, benché su questo terreno si debba contrastare una concorrenza storica e ben consolidata come quella di Suzuki e Hyundai, con la quale si sono già scontrati senza successo Ford e General Motors.
Come mai l'apertura dei nuovi stabilimenti non viene fatta in Cina, che ha un tasso di industrializzazione ben superiore all'India? La risposta è nel recente passato: il Gruppo ha deciso di chiudere la joint-venture con GAC per costruire le Jeep, ritenendo in crescita le tensioni con la Repubblica Popolare Cinese e l'Europa sul piano commerciale e, aggiungiamo, anche sul piano della dipendenza pressoché assoluta per la fornitura di batterie. Da qui la decisione di spostare il focus in India, compresa la produzione di batterie.