Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su info@moto.it
“Perché non vendiamo auto elettriche in Italia? Perché costano troppo. Come facciamo a renderle accessibili? Aiutando il ceto medio all’acquisto attraverso degli incentivi. In Europa appena i bonus finiscono c’è un crollo delle vendite. Per sostenere la domanda in Italia bisogna usare incentivi. Oppure si assorbe il 40% di aumento dei costi, bisogna agire sulla produttività. L’unico modo per affrancarci è lavorare insieme per essere più efficaci nella riduzione di costi”: così il CEO di Stellantis, Carlos Tavares, in audizione alla Camera, ha cominciato a discutere la situazione produttiva del gruppo in Italia.
“Quando si parla di questo – ha proseguito - si pensa a licenziamenti e chiusure di fabbriche. Ma una grande impresa è in grado di assorbire le migliori pratiche dei siti senza innalzare i costi del lavoro. Dobbiamo agire per favorire l’innovazione. Il costo energia in Italia è doppio rispetto alla Spagna. Non so perché, ma c’è una variazione nei costi di produzione. Noi abbiamo diversi impianti industriali in Italia, e l’allocazione dei veicoli è prevista fino al 2030, o addirittura al 2033. Ma se produco dei veicoli che non riescono a essere venduti il problema resta”.
“Siamo in grado di adattarci a un ritmo diverso nella transizione verso l’elettrificazione - osserva il CEO di Stellantis. Nei segmenti B e C per i nuovi modelli ci sono sia opzioni elettriche che mild-hybrid. Questo mix si può modificare in base all’andamento dell’elettrificazione”. Secondo Tavares, “i BEV sono la soluzione migliore, ma solo se si utilizzano energie rinnovabili e se sussiste un approccio a 360° per il ciclo di vita del prodotto, dall’estrazione delle materie prime al riciclo delle batterie”. “Noi produciamo veicoli per clienti che li acquistano perché ne riconoscono il valore. Se avessimo un milione di clienti, vi assicuro che il nostro sistema produttivo italiano reggerebbe. Non chiediamo soldi per noi, ma per consentire di ridurre i costi e di renderli accessibili. Voi potete sostenere la loro scelta”.
Dopo aver confermato l’arrivo della Fiat 500 ibrida a Mirafiori “al più tardi verso la fine del 2025”, Tavares ha parlato del futuro di Termoli. “Avremmo bisogno di quattro gigafactory nel caso in cui il mercato europeo diventasse 100% elettrico. Sono investimenti ingenti, e se non ci fosse domanda sul mercato non li vareremmo. Dipenderà tutto dalla situazione sul mercato. Termoli è nei nostri piani, ma la capacità dipenderà dalla velocità della transizione per l’elettrico. Se non si vuole elettrificare l’elettrico, non serve una gigafactory”.
Dopo aver spiegato che in quello che definisce un periodo “darwiniano” per l’automotive “senza economie di scala non c’è futuro” e che grazie alla fusione tra FCA e PSA possiamo essere tra i superstiti”, Tavares è entrato nel merito del quadro regolamentare. “Non ci dimentichiamo che le normative che stabilite rappresentano la volontà delle persone, e lo rispettiamo. Siamo accondiscendenti, pronti a rispondere alle vostre normative. Se pensate che stiamo andando troppo velocemente, si tratta di una diretta conseguenza delle normative che ci sono imposte. Per rispettarle, dobbiamo cambiare tecnologie. È un fatto scientifico. I cambiamenti veloci portano incertezze e ansia. In Stellantis continuiamo a spiegare ai nostri dipendenti i punti chiave di questo cambiamento”.
“Alcuni dei nostri concorrenti dicono di non essere pronti per il 2025, noi siamo pronti e non chiederemo nessuna modifica. L’unica cosa che vi chiediamo è la stabilità di questi regolamenti, di quanto è già stato deciso. Dobbiamo pianificare per tempo la transizione energetica. Il primo passo ha un tempo di applicazione di sette anni, e ci serve un ambiente stabile. La strategia dell’UE non è la migliore, penso che ci siano soluzioni più efficienti, ma siamo pronti a dare il nostro contributo. Anziché litigare sulle normative, è meglio collaborare”.
“C’è un problema non di carattere tecnologico, ma di accessibilità. Dobbiamo tutelare la libertà di movimento della classe media, con l’elettrico che costa il 40% in più rispetto alle tecnologie precedenti. I consumatori italiani ci dicono che sono disposti ad acquistare le elettriche allo stesso costo delle endotermiche. In questo sistema sotto pressione, non posso aumentare il prezzo ma devo usare l’elettrico e sobbarcarmi un aumento del 40% dei costi”.
“La conseguenza è che all’interno della filiera si crea una tensione insopportabile. Io ho una responsabilità nei confronti dei dipendenti, e sociale, e si tratta di un problema a lungo termine. In Cina, allo stesso tempo, c’è una saturazione nel mercato e si esporta. Ci sono quindi dei nuovi concorrenti, gli USA si chiudono a riccio e l’Europa cerca di fare lo stesso. I cinesi hanno un 30% di vantaggio competitivo sui costi rispetto a noi, e questo ci porta a dover assorbire un nuovo choc”. “Stellantis – ha aggiunto Tavares - è un’azienda globale, e dobbiamo affrontare la concorrenza cinese, anche se ci trovassimo in una situazione di tutela. Se dobbiamo esportare verso l’estero, dobbiamo produrre auto che si inseriscono nella direzione in cui vanno gli altri paesi”.
"Noi produrremo veicoli elettrici in Italia per l’Italia e per l’esportazione. Però servono i clienti. Abbiamo delle auto appetibili, e delle tecnologie affidabili, ma c’è un problema di accessibilità economica. La transizione sarà dolorosa e ostica, ma se volete rallentarla sarà ancora più lunga. Io sono al vostro servizio", ha spiegato Tavares nel question time. "Non è vero che non c’è più ricerca e sviluppo in Italia, è falso. Stiamo svolgendo molta attività ingegneristica in Italia, come le celle per le batterie a Torino", ha spiegato a chi sottolineava la chiusura dell'Innovation Lab di Modena. "Non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare l'Italia e che qualcuno sfidi la leadership di Stellantis in Italia". Tavares ha anche spiegato che "Maserati non si vende".