Stazioni di servizio: sempre meno, ma crescono le “pompe bianche”

Stazioni di servizio: sempre meno, ma crescono le “pompe bianche”
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Su 20.000 pompe, solo la metà appartiene alle grandi compagnie petrolifere
13 ottobre 2017

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Grande distribuzione e pompe “no logo” stanno a poco a poco soppiantando le stazioni di servizio delle grandi compagnie petrolifere. E' quanto emerge da Oil&nonoil 2017, la manifestazione organizzata da Veronafiere dedicata alla filiera dei carburanti e dei servizi per la mobilità che si è tenuta a Roma.

GDO, retisti (cioè proprietari degli impianti) e operatori indipendenti, i gestori delle cosiddette pompe bianche, sono infatti cresciuti in pochi anni del 250%. La nuova figura che si affaccia sul mercato è infatti quella degli operatori indipendenti che, con il 20% degli impianti, hanno iniziato a operare direttamente con nuovi brand facendo registrare una crescita del 250% nel giro di pochi anni. Per contro le compagnie petrolifere detengono ad oggi una quota che supera di poco la metà. 

Il numero delle stazioni di servizio rimane dunque sovradimensionato rispetto all'effettiva domanda, con circa 20.000 pompe ad oggi operanti, nonostante la chiusura del 40% di quelli esistenti negli ultimi 30 anni a fronte di una riduzione progressiva del quantitativo medio di carburanti erogato negli ultimi dieci anni: -20% sulla rete stradale, -58% sulle autostrade. Di questi, oltre 6.500 impianti riportano i loghi delle grandi compagnie, ma in realtà la proprietà è dei retisti e della Grande distribuzione organizzata. 

Ma perché il carburante alle pompe bianche costa meno? Le no logo o le pompe dei retisti possono operare in convenzione con una compagnia petrolifera che fornisce loro i carburanti in esclusiva in cambio della possibilità di utilizzare il marchio, oppure possono rivolgersi sul mercato dei carburanti all’ingrosso delle raffinerie e dei depositi della zona per trovare il prezzo migliore e comprare il carburante al prezzo più vantaggioso di settimana in settimana.

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