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Franciacorta - Pur avendo ormai una tradizione pluridecennale, il Rally Cross sta vivendo una nuova, entusiastica giovinezza in concomitanza con la promozione della disciplina a Campionato del Mondo FIA. Le gare, un vero e proprio “circus” di 12 appuntamenti ai quattro angoli del Mondo, sono ben organizzate e, curiosità o consapevolezza, attirano un pubblico importante. Ne risulta un pianeta spettacolare e ben strutturato, grazie anche al supporto basico di Monster Energy, i cui attori sono per lo più giovani o giovanissimi.
Solberg: che carriera!
Ma non tutti, e in particolare non propriamente il primo Campione del Mondo Ufficiale del nuovo Torneo FIA, Petter Solberg, 39 anni. Norvegese e figlio d’arte (entrambi i genitori partecipavano al Bilcross, un Campionato norvegese che si può considerare vicino, nell’ispirazione, a un Rally Cross “economico”), sembra che a tredici anni il giovanissimo Petter, impossibilitato dall’età a guidare una vera auto, si sia preso la rivincita sugli “anziani” diventando Campione nazionale di macchine… radiocomandate. Il Nick Name “Hollywood”, invece, arrivò più tardi, in considerazione del largo sorriso, che origina in un entusiasmo quasi infantile conservato ancora oggi nella sua espressione, che molto si addice alla mimica dei grandi attori. Comunque, tre giorni dopo il suo diciottesimo compleanno, Petter Solberg era già al volante di una macchina Bilcross, a metà degli anni novanta era il dominatore della scena norvegese e nel ’95 partecipava al suo primo Rally, quello di Casa, con una Volvo 240. Nel 1998 era Campione Nazionale. Da lì l’ingresso nei registri della storia dello Sport automobilistico di altissimo livello.
Pilota Junior del Team Ford, immediatamente in vista, Pilota Subaru nel 2000 e il primo Podio all’Acropoli, la prima vittoria nel 2002, in Inghilterra e, per farla breve, la vittoria del Mondiale nel 2003, con i successi di Cipro, Australia, Francia e Galles e il secondo posto di tale Sebastien Loeb, che gli restituisce il favore l’anno dopo, nonostante le 5 vittorie di Solberg in Nuova Zelanda, Grecia, Giappone, ancora Inghilterra e Italia. Secondo nei Mondiale 2004 e 2005, poi una carriera in calo, come in molti altri casi massacrata dallo strapotere di Loeb. Finalmente, saltando quasi un intero decennio, arriva la decisione di partecipare, con il proprio Team fondato l’anno precedente, al primo Mondiale FIA Rally Cross del 2014. Storia recente, cronaca.
Primo nella prova di apertura in Portogallo, primo Pilota a bissare un successo, in Canada, primo ad ottenere tre vittorie, Francia, il primo poker del Mondiale, con tre “GP” consecutivi, e una leadeship consolidata al punto che, in Italia, la corsa al Titolo Mondiale poteva chiudersi anzi tempo. E così è stato. Per la prima volta nella storia dell’Automobilismo, un professionista diventa Campione del Mondo di due specialità. Il sorriso di Petter Solbeg esplode in un’autentica, spontanea e, ancora quasi infantile, commozione.
La nostra intervista
«È In-cre-di-bi-le! È un’esperienza incredibile. Davvero un sogno che si realizza. Non ci sono parole, e le prime devono essere rivolte al mio PSRX Team, a tutti quelli che hanno costruito con me questa vittoria. Sono stato molto nervoso per tutto il giorno, dettagli che sembravano non funzionare, la sospensione rotta nella finalissima, e finalmente la fortuna di riuscirci, di coronare il sogno e diventare ancora Campione del Mondo! È la prima volta che accade a un Pilota, Campione del Mondo Rally e Campione del Mondo Rally Cross. Incredibile, bellissimo! Doppiamente dura, difficile, ma cosa posso dire? Ce l’abbiamo fatta, abbiamo lavorato duramente per tutta la stagione, tutto il Team, determinati a riuscirci, curando ogni particolare della nostra stagione e, nel finale, anche aiutati da un po’ di fortuna».
Due volte Campione, due diversi stati d’animo, a distanza di così tanto tempo?
«È un sogno cullato in maniera nuova, ma fondamentalmente allo stesso modo. Nuovi obiettivi, sì, ma stessa ricerca del limite. Amo questo Sport nuovo, amo ancora i Rally, è diverso l’approccio alle gare. Queste sono molto più concentrate, nervose, tutto si svolge in un tempo incredibilmente ridotto, ma allo stesso tempo è ancora un Campionato del Mondo, il livello è così alto che di più non si può. Quaranta avversari, uno sport più affollato del WRC e della stessa Formula 1».
“È In-cre-di-bi-le! È un’esperienza incredibile. Davvero un sogno che si realizza. Non ci sono parole, e le prime devono essere rivolte al mio PSRX Team”
Anche una piccola forma di lotteria, tutto che può succedere all’improvviso, l’importanza della partenza?
«La partenza sì, è una bella differenza, un attimo di grande tensione. Devi mantenere una calma glaciale, partire in perfetta, aggressiva determinazione, simultaneamente al semaforo, ma allo stesso tempo devi imperativamente mantenere la calma e la freddezza necessarie per individuare la traiettoria allo stesso tempo la più redditizia ma anche più “pulita”, libera dal rischio di una collisione. È un lavoro di pochi attimi, ma molto duro».
Che sensazione, speciale o no, dal circuito di Franciacorta?
«La cosa più fantastica è stata l’atmosfera. Tanta gente, e una bella pista, assai piacevole. C’è una grande passione, so che qui è una tradizione, e mi piace molto, mi ha dato una spinta, direi, particolare».
Feeling da Mondiale. Eri sicuro di riuscirci?
«Non è questo il punto. Sapevo di potercela fare, ma la domanda a cui rispondere è se sarei stato in grado di mantenere tutta la concentrazione necessaria per riuscire ad ottenere il risultato utile, ed a ottenerlo evitando di commettere anche il minimo errore. Credo che sia stato davvero fantastico riuscire a fare tutto bene, a superare anche la “crisi” della sospensione rotta. Dal box mi mandavano un messaggio via radio, continuare a combattere, a ripetizione, senza sosta. Grazie, non mi sarei fermato per nessuna ragione al mondo, e in ogni caso mi sentivo di poter amministrare le risorse della macchina al meglio. Nessun bisogno di esortarmi dai box!»
Un week end sotto pressione?
«Abbastanza. È dura correre sotto pressione, sotto una pressione così alta. Ma è un genere di stress abbastanza tipico di questo Sport, e so come si deve fare per salvaguardare l’elemento più importante, la concentrazione. So come pensare alla macchina prima della partenza, sicuro di aver considerato tutti gli aspetti della corsa, e nello stesso tempo come riuscire a riflettere tranquillamente o rispondere alla domande di un’intervista, prendere una decisione con i miei tecnici e firmare un autografo, o dedicarmi ad un gruppo di fans per qualche attimo».
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