Solari: «Ecco perché il mercato flotte è ripartito. E intanto Arval pensa al car sharing»

Solari: «Ecco perché il mercato flotte è ripartito. E intanto Arval pensa al car sharing»
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Andrea Solari, Direttore Marketing e Comunicazione di Arval Italia, ci ha spiegato come sta cambiando il mercato flotte in Italia. Ma la vera novità è che anche Arval sta pensando seriamente di entrare nel mercato del car sharing
6 maggio 2014

Milano - Abbiamo chiesto ad Andrea Solari, Direttore Marketing e Comunicazione – Direttore Corporate Vehicle Observatory di Arval Italia, come sta cambiando il mercato flotte in Italia. Il mondo delle auto aziendali del resto rappresenta uno dei termometri fondamentali per valutare le reali condizioni di salute del tessuto economico del Paese e per capire se anche il settore dei privati possa presto prendere una boccata d'ossigeno dopo lunghi anni di crisi asfissiante.

 

In che misura è stato colpito dalla crisi il mercato delle flotte in Italia?
«Analizzando i dati in nostro possesso emergono due dati molto chiari. Innanzitutto si è verificata certamente una contrazione delle flotte e quindi del numero delle auto aziendali, ma nemmeno così drastica come ci si poteva immaginare viste le proporzioni di questa crisi. Rispetto all'anno scorso infatti il numero complessivo delle auto che compongono la flotta di noleggio a lungo termine è comunque in crescita, anche se con valori contenuti, prossimi allo 0,6%. Questo dato ci fa capire in maniera inequivocabile che le aziende non possono comprimere in modo eccessivo la propria struttura di mobilità, perché per un'azienda mobilità significa fare business, quindi è un aspetto ad un certo punto irrinunciabile».

 

Come è cambiato il mondo delle flotte negli ultimi anni?

«In questi anni di crisi è cambiato anche profondamente il modo in cui vengono gestite le auto, all'insegna di una generale ottimizzazione. Abbiamo assistito ad un downsizing diffuso, tanto che si utilizzano sempre di più, anche per i dirigenti, auto con motorizzazioni più piccole e meno costose in termini di costi di gestione».

mercato flotte
Le flotte in Italia tutto sommato hanno resistito alla crisi perché l'auto aziendale per un'impersa è un bene praticamente irrinunciabile

 

Si è assistito anche ad uno slittamento dai marchi premium a quelli generalisti?
«Devo dire che questo passaggio dai brand premium a quelli generalisti non è stato poi così evidente. Il merito è della prontezza di riflessi dei brand premium, che hanno prontamente messo a disposizione del mercato modelli che sanno mantenere un posizionamento elevato ma al tempo stesso motorizzazioni più parche, con consumi ridotti. In genere chi aveva Mercedes o BMW oggi continua ad avere Mercedes o BMW, ma con una motorizzazione che invece di essere un 3.000 è un 2.000 o con un modello di segmento inferiore rispetto al passato.»

 

Quanto pesa la fiscalità italiana sulle auto aziendali in Italia, rispetto a quanto accade in Europa?

«L'attuale normativa fiscale italiana è estremamente penalizzante rispetto a quanto accade in Europa. Sia in termini di IVA che di detraibilità dei costi diretti. Come abbiamo già detto però per un'azienda l'auto aziendale è il mezzo fondamentale e irrinunciabile per sostenere il business, quindi l'aspetto fiscale non è più poi così rilevante al momento della scelta dell'auto aziendale. È come se ci si fosse abituati a convivere con questa fiscalità. In poche parole l'auto aziendale è irrinunciabile, quindi non si può fare a meno che continuare a sostenere questo carico fiscale».

L'aspetto fiscale non è più poi così rilevante al momento della scelta dell'auto aziendale. È come se ci si fosse abituati a convivere con questa fiscalità

 

Una fiscalità meno opprimente per le imprese aiuterebbe molto il mondo delle flotte?

«Certo, una migliore fiscalità in questo campo potrebbe aiutare il business delle aziende, perché potrebbe essere utilizzata con maggiore disinvoltura come strumento di motivazione del collaboratore o di espansione del suo package retributivo. All'estero per esempio l'auto aziendale non viene proposta come benefit soltanto a dirigenti, ma anche ai quadri o ai manager, cosa che in Italia è molto poco diffusa».

mercato auto tedesco
Nelle flotte non si è verificato uno slittamento dai marchi premium a quelli generalisti, perché i costruttori hanno messo a disposizione motorizzazioni e modelli con costi di gestione più contenuti

 

Il mercato auto italiano mostra i primi segni di una timida ripresa. Se analizziamo i dati in profondità però vediamo che il merito è delle flotte e non dei privati, perché?
«Il mercato dei privati non riesce ancora a riprendere il decollo per due motivi. Il contesto economico rimane sostanzialmente negativo, quindi le famiglie rimandano l'investimento sul mezzo di trasporto privato. Non dobbiamo però dimenticare che si sono materializzati anche nuovi paradigmi di mobilità, soprattutto all'interno delle grandi città, dove ci sono sempre più difficoltà di parcheggio, traffico e pedaggi per l'accesso in centro, ma anche negli spostamenti a medio a lungo raggio, rivoluzionati dall'alta velocità e dai voli low cost. Tutto questo ha allontanato dall'acquisto di auto nuove i privati, proprio mentre si verificava un cambiamento a livello culturale, con le nuove generazioni che scelgono sempre più spesso forme di mobilità alternative all'automobile».

 

Perché invece le flotte danno segni di ripresa importanti?
«Le flotte stanno vivendo un periodo di ripresa in Italia perché – e questa è la grande differenza con i privati - l'auto aziendale è un elemento fondamentale per fare business e quindi irrinunciabile. Veniamo poi da un periodo di crisi molto lungo durante cui le aziende hanno esteso il più possibile il periodo contrattuale del ciclo di utilizzo dell'auto. Ora tutti questi contratti “allungati” al massimo, per evitare di fare scelte in un periodo di incertezza economica, stanno iniziando a scadere e quindi sostituiscono le proprie auto».

Il car sharing è una della nostre riflessioni strategiche a cui sta pensando Arval. Non so ancora in quale forma, ma è un tema che attualmente è sul nostro tavolo

 

Perché il car sharing non dovrebbe essere un competitor di Arval?
«Arval si pone alle aziende come un integratore di soluzioni di mobilità connessa all'auto. Già oggi la nostra realtà rappresenta un unico punto di ingresso per soluzioni diverse. Per esempio già oggi quando una nostra auto è ferma per manutenzione, offriamo ai nostri clienti soluzioni di mobilità alternative offerte dai noleggiatori a breve termine. Parlando di car sharing quindi per noi si tratterebbe soltanto di integrare un nuovo attore all'interno del nostro contesto complessivo di offerta per il mondo delle aziende».

 

È come dire che Arval si prepara ad arrivare sul mercato del car sharing...
«Sì, il car sharing è una della nostre riflessioni strategiche a cui sta pensando Arval. Non so ancora in quale forma, ma è un tema che attualmente è sul nostro tavolo».

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