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Per raccontare la storia della smart, bisogna fare un salto indietro nel tempo. Tra la fine degli anni '80 e metà degli anni '90 il tempo dei ragazzi era scandito da un solo orologio: lo Swatch. Leggero, economico (costava circa 50.000 lire), colorato, realizzato e collezionato in una serie infinita di versioni, fu un vero e proprio oggetto di culto ancora di grande popolarità.
L'idea di rilanciare l'orologio analogico dopo un'epoca, gli anni '70 e '80, in cui i digitali giapponesi Casio, Seiko e Citizen avevano monopolizzato il mercato di fascia bassa, fu dell'imprenditore svizzero Nicolas Hayek. Diventato presidente della “Société de Microélectronique et d'Horlogerie”, quella che oggi è lo Swatch Group, la trasformò in un impero proprio grazie ai suoi orologini di plastica che si vendevano in milioni di esemplari.
Ad Hayek balena l'idea di applicare ad un'auto i concetti che avevano fatto la sua fortuna. Pensa ad una piccolissima city car semplice, con carrozzeria colorata, personalizzabile e alimentata batteria come i suoi orologi. L'idea di una microvettura non è del tutto inedita: le tedesche Messeschitt ed Isetta di BMW (commercializzata in Italia dalla Iso Rivolta) e le britanniche Peel P50 e Trident erano stati i primi esempi negli anni '50, ma le cosiddette "Bubble Cars" non conobbero mai troppa fortuna.
Nel 1989 Nicolas Hayek dichiara che desidera lanciare sul mercato una city car. Avvia i contatti con Volkswagen, che si dice interessata. L'idea è quella di creare una joint venture al 50%. Ma a Wolfsburg nel 1991 arrivato Ferdinand Piech alla poltrona di numero uno, che decide non aver bisogno di un partner, peraltro così intraprendente e non meno ricco di risorse economiche come la SMH. A Piech non piace l'idea della biposto e le preferisce il progetto di quella che poi diverrà la Volkswagen Lupo.
Hayek, dopo aver contattato BMW, Fiat, General Motors e Renault incontra per la prima volta nel 1992 Werner Niefer di Daimler, che esprime il suo interesse, dal momento che il progetto ben si sposa con i piani già in corso della Casa tedesca. A Stoccarda stanno infatti portando avanti dal 1990 un'idea simile: il progetto si chiama MCC (“Micro Compact Car”) e Mercedes ci sta lavorando negli Stati Uniti. Johann Tomforde, project manager del progetto MCC, viene incaricato di recarsi dagli USA in Svizzera per incontrare Hayek, al quale vengono mostrate le immagini del prototipo, che gli piace moltissimo.
Anche la SMH nel frattempo non era stata con le mani in mano. Hayek, oltre che un imprenditore di successo, è un fisico ed un matematico e fin dal 1963 dirige la società di consulenza tecnica Hayek Engineering con sede a Zurigo e insieme al Politecnco di Biel ha già stilato un piano di sviluppo per una city car elettrica.
Ci sta lavorando in un'officina della sede di SMH a Biel. Il prototipo che si presenta alla delegazione di uomini di Daimler che vi si recano nel febbraio del 1993, tra cui Dieter Zetsche, oggi presidente, allora ingegnere capo, è una irriconoscibile Citroen AX con un motore elettrico per ruota. Il mese successivo Hayek e Niefer si incontrano in segreto al Salone di Ginevra. Niefer informa il businessman svizzero che la soluzione dei motori elettrici è troppo costosa, ma in quell'occasione i due si stringono la mano e danno vita al progetto.
Nel marzo del 1994 nasce la società Micro Compact Car AG, con sede a Biel, in Svizzera, che viene presentata alla stampa a Stoccarda: il 49% è della SMH di Hayek, il restante 51% di proprietà di Daimler. Nell'occasione vengono presentati due concept, già molto vicini alla futura smart: si chiamano Eco-Sprinter ed Eco-Speedster. Il primo è spinto da un motore elettrico da 54 CV, il secondo, praticamente una versione cabriolet, da un 3 cilindri a benzina. Entrambi misurano 2 metri e 50 in lunghezza.
Hayek rimane convinto della bontà della propulsione elettrica: per convincere i progettisti tedeschi, che sostengono che batterie e controlli elettronici dell'epoca sono poco adeguati, organizzano un test sull'anello di ghiaccio di Biel, che però fallisce. Alla fine Hayek cede per il motore a benzina, fidandosi del know-how del partner.
Lo stile viene elaborato dal team di designer guidati da Jens Manske, che impiegano circa tre anni per arrivare alla versione definitiva. La prima maquette in scala 1:1 è pronta nel settembre del 1994.
Nel 1994 è pronto anche il primo stabilimento della joint venture. La sede scelta è Hambach, in Francia. La proprietà è suddivisa tra Daimler (38,3%), SMH (36,7%) e la SOFIREM, società statale francese per lo sviluppo della regione, che tiene per sé il 25%.
La scelta del nome crea qualche problema. Non si può chiamarla una Mercedes-Benz, ma non passa neanche l'informale “Swatchmobile” o “Swatch Car” che desidera Hayek. Nel 1995 si trova un compromesso in “Smart”, che vuol dire “furbo”, ma in realtà è l'acronimo di “Swatch Mercedes Art”.
Alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 e al Salone di Parigi dello stesso anno debutta la versione show car. Nel frattempo alla MCC GmbH di Renningen, sussidiaria della capogruppo MCC svizzera, si lavora al telaio a due posti. La nascitura Smart inciampa però, come la Classe A pochi mesi prima, nel “test dell'Alce”: in seguito ad una brusca sterzata, in poche parole, si ribalta. Vengono licenziati in tronco del responsabile della ricerca, sviluppo e produzione della MCC Johann Tomforde e il capo della sezione Finanze e controllo, Christoph Baubin. E' il 1997 e la Smart è già stata prenotata da 160.000 clienti.
Per risolvere i problemi di stabilità e le complicazioni nel perfezionamento del progetto urgono investimenti ingenti, che però eccedono la volontà iniziale di Hayek, il quale si convince a cedere le sue quote della MCC interamente a Daimler, che nel 1998 la rileverà interamente ribattezzandola Micro Compact Car smart GmbH.
La Smart debutta ufficialmente al Salone di Francoforte del 1997 nella versione coupé. Il 2 luglio 1998 esce dallo stabilimento di Hambach la prima smart fortwo. Le vendite cominciano nell'ottobre successivo in nove Paesi europei: Belgio, Germania, Francia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Austria, Svizzera e Spagna e Italia, che presto diverrà il primo mercato mondiale. Il prezzo non è certo economico, aggirandosi sui 18 milioni di lire. Nel 1999 sono pronte altre due novità: la versione cabriolet e la motorizzazione Diesel cdi.
L'entusiasmo per la city car voluta da “Mr Swatch” è ormai alle stelle, tanto che nel 2003, in concomitanza con un primo restylng, la Casa tedesca azzarda con le sportive smart roadster e roadster coupé e la prima smart Brabus. Del 2004 è invece la smart forfour, realizzata su pianale e meccanica della Mitsubishi Colt e prodotta in Olanda. La produzione della smart a quattro posti presso l'affiliata di Mitsubishi Netherlands Car B.V. (NedCar) a Born (Paesi Bassi) termina nell'estate del 2006 a seguito della decisione di concentrarsi sul modello fortwo, che debutta con la seconda generazione nel 2007.
Il resto è storia dei giorni nostri, con la terza generazione realizzata in collaborazione con Renault ed il ritorno della forfour. Nel frattempo il sogno di Nicolas Hayek si è avverato: la smart è elettrica dal 2009 e oggi corre addirittura in pista in un monomarca dedicato.