Smanettare oggi e ieri, ecco cos'è cambiato

Smanettare oggi e ieri, ecco cos'è cambiato
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Credo che sia da catalogare tra gli spettacoli più deprimenti di questa estate il gran numero di persone, in gran parte giovanissimi, che non hanno vissuto le loro vacanze perché si sono isolati in un mondo estraneo alla realtà circostante
27 settembre 2016

Un gran numero di persone, in gran parte giovanissimi non hanno vissuto le loro vacanze perché si sono isolati in un mondo estraneo alla realtà circostante. Fossero al mare, in montagna o in qualunque altro luogo, essi hanno visto assai poco di ciò che li circondava perché si sono immersi nella realtà virtuale dei moderni e coinvolgenti “giochini” globalizzanti. La loro preoccupazione, oltre a quella di accumulare gli ipotetici punteggi di qualche “game” al video del telefonino, è stata quella di trovare le prese di energia per ricaricare le batterie dei loro apparati elettronici. In genere essi “smanettano” seduti, ma lo fanno anche camminando lungo i marciapiedi o attraversando la strada, in bicicletta, in coda alle casse del supermercato e viaggiando sui mezzi pubblici.

Se ne vedete qualcuno che vi viene incontro, con gli occhi fissi allo schermo del telefonino, valutatene bene la stazza, se è il caso di sopportare uno scontro fisico che li riporterà per un breve tempo nel mondo reale, oppure è il caso di scansarsi per evitare di essere travolti. E pensare che il verbo “smanettare”, neologismo da bar sport, nacque per significare la particolare tendenza dei maniaci della motocicletta a “lavorare di acceleratore”, che notoriamente su questi mezzi è azionato a mano. Poi, per analogia, venne trasferito agli automobilisti propensi a “darci dentro” con l’acceleratore a pedale, detti anche “grandi manici”. Tutte attività non propriamente corrette, ma comunque riferibili alla tendenza (o addirittura alla smania) di muoversi velocemente all’interno della realtà fisica del mondo circostante.

Intendo dire che uno che “smanettava” era pur sempre uno molto attento a quello che gli succedeva nelle vicinanze, se non altro per non rischiare della sua incolumità fisica. Ora è diverso; si “smanetta” allo smartphone ignari o disattenti e l’esempio viene dall’alto (se così si può dire). Sia il primo ministro sia i rappresentanti dell’opposizione (vedi Matteo Salvini), “smanettano” in diretta televisiva per dimostrare che sono sempre in “presa diretta” col Popolo, che a loro non sfugge niente; e invece gli sfugge che passano per maleducati, o meglio che dimostrano la loro maleducazione.

Ma veniamo ai pericoli più gravi e più subdoli che possono derivare da questa nuova mania della dipendenza da un apparecchietto che ci tiene “inchiodati” al suo piccolo schermo. La “videodipendenza”, malattia tipica da TV, è ora operante in tutte le ore del giorno ed è anche più maligna perché mentre vi fa credere di partecipare attivamente “smanettando” (cosa impossibile alla televisione, che è un apparecchio “ricevente”) in realtà vi condiziona anche di più: vi porta a compiere operazioni preordinate, in una parola vi comanda.

Corriamo il rischio serio di crederci autonomi ed essere invece asserviti a un sistema che vi dirà cosa comprare, come vestirvi e persino come agire, fino magari a compiere gesti delinquenziali. Sono fenomeni analizzati da tempo e da esperti assai più famosi del sottoscritto. Solo vorrei suscitare l’interesse di chi può scorgere un nesso tra questa faccenda della massificazione, del cervello all’ammasso e la realizzazione dell'automobile “a guida autonoma”. Sono due cose completamente diverse? Speriamo di sì, ma non ne sarei completamente sicuro. Certo sarà il guidatore (ormai non più tale) a scegliere di trasferirsi dal punto A al punto B ma il resto sarà delegato al “sistema”, potremo estraniarci, potremo soprattutto “smanettare” e, credendoci finalmente liberi, consumare quello che ci verrà detto, andare alla manifestazione imperdibile, votare per chi è il migliore e magari metterci in divisa per tutelare i “nostri” interessi. Brutta cosa se l’automobile, nata tra l’altro per farci godere il mondo, dovesse entrare a far parte della catena dei condizionamenti e dei riflessi condizionati; dovesse renderci prigionieri invece che regalarci spazi di libertà.

 

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