Silk Way Rally 2019. Al-Attyah (Toyota), Sunderland (KTM), Shibalov (Kamaz): le Tigri Bianche

Pubblicità
L’epilogo di un grande Rally a Dunhuang, non lontano dai Templi di Mogao. Russia, Siberia e Cina in tre affreschi di purissimo Rally-Raid. E ora si pensa alla decima edizione, obbligatoriamente grandiosa. Sì, ancor di più…
17 luglio 2019

Dunhuang, Cina, 16 Luglio 2019. È finito. 550 chilometri, di questi i 250 dell’ultima Speciale,  iIl Rally 2019 arriva a destinazione, alla mèta finale sulla spianata del Grande Centro Culturale di Dunhuang. È la Città antico emblema della risoluzione storica della Via della Seta, oggi simbolo moderno del Silk Way Rally 2019.

Due tappe in Siberia, quattro in Mongolia e la trilogia finale in Cina. 5.000 chilometri, dieci giorni di Gara, tre Paesi e terreni completamente differenti, tre atmosfere complementari al grande gioco estetico e agonistico dell’esperienza completa di un Grande Rally-Raid. Unico nel suo genere, il Silk Way è traboccante di fascino, il più vicino alla seduzione dell’origine, di quell’Avventura solitaria dell’Uomo nella Natura e contro gli elementi per una vittoria dello Sport.

Vladimir Chagin, leggendario vincitore di 7 Dakar con gli Elefanti del Deserto e ora Project Leader del Silk Way, e Frederic Lequien, l’esperto Direttore Aggiunto, consegnano i Trofei ai vincitori della 9a Edizione del Rally asiatico per definizione: è il Trofeo della Tigre Bianca, simbolo assai pertinente della forza e della determinazione.

Nasser Al-Attiyah e Mathieu Baumel sono i vincitori del Rally delle Auto. La Tigre Bianca va sul cofano della Toyota Hilux #201 del Team Gazoo Racing “operated by“ Overdrive, lo Squadrone belga diretto da Jean-Marc Fortin. È una vittoria singolare, per usare un termine “sdrammatizzante” e diverso dallo sfruttatissimo “strepitosa”. Nove vittorie su nove Speciali disputate, in testa al Rally dal primo giorno fino all’ultimo, dal primo all’ultimo chilometro. Un solo momento di “paura” durante le tappe cinesi, quando l’Equipaggio ha sbagliato pista. Nessuno se n’è accorto, solo gli osservatori del tracking in sala di regia. Gli avversari, increduli, hanno preferito seguire le tracce lasciate dalla Toyota leader piuttosto che prendere l’iniziativa, e sono rientrati sulla pista corretta solo quando Baumel ha corretto il tiro. Episodio buffo, ma esprime ancor più del cronometro, un’ora e mezzo di vantaggio, il valore di supremazia dell’Equipaggio agli ordini del Principe del Qatar. Dopo due secondi posti, che facevano pensare a una sorta di anatema, Al-Attiyah scrive anche questo Rally nel romanzo di una carriera… strepitosa.

Naviga su Automoto.it senza pubblicità
1 euro al mese

Secondo è il più forte Pilota Cinese, Han Wei, in difficoltà con il buggy Geely SMG a metà Rally, ma sostenuto da una determinazione esemplare, così come Jerome Pelichet, Optimus, capace di annullare una sconfitta quasi certa tra le dune del Gobi e di riprendersi il terzo posto.

La Tigre Bianca della Corsa delle Moto va a Sam Sunderland. KTM sa il fatto suo. Non è una novità e ogni volta si aggiunge un capitolo esemplare alla storia infinita. Jordi Viladoms, il “Mister” della Squadra ufficiale di Mattighofen, o Team Red Bull KTM Factory, aveva mandato in campo al Silk Way Rally una formazione ridotta, o “compatta”. Il Mago britannico, ma di stanza negli Emirati, vincitore della Dakar 2017, e un apprendista stregone, Luciano Benavides, l’argentino chiamato a rinforzare i quadri della legione austriaca negli ultimi bagliori dell’epopea sudamericana della Dakar. Manifesta superiorità, o pochezza degli avversari, sta di fatto che non c’è stata storia. Sunderland è andato al comando del Rally in Russia, ha attraversato la Mongolia da leader, ha attraversato per primo il portale geografico e storico della Via della Seta a ed è salito sulla piazza del trionfo, primo Motociclista dell’Avventura moderna oltre la pianura dei templi di Mogao, millenaria fortezza buddista dell’Impero Cinese.

Fred ricorda e sottolinea che, se la storia era scritta sin dai primi giorni siberiani, la battaglia per i restanti gradini del podio non ha potuto beneficiare di un solo momento di tregua, risolvendosi solo a dieci chilometri dal traguardo. I Benavides, Kevin (4 Speciali vinte) e Luciano, fratelli contro, gli Eroi Hero Gonçalves e Mena (6 podi e la prima vittoria dello spagnolo), Van Beveren,  a sprazzi Barreda, ma meglio di lui Cornejo. Un campo di battaglia sterminato.

La spunta Andrew Short, l’ufficiale del Team Rockstar Energy Husqvarna Factory che conquista il secondo posto uscendo allo scoperto nelle ultime Tappe cinesi, vince la prima Speciale della carriera e difende la posizione fino a Dunhuang. Terzo è Adrien Van Beveren, un incredibile, difficile avvio, frustrante, e un finale in crescendo che rassicura gli appassionati sul potenziale di competitività del Re del Touquet e della Yamaha ufficiale da Rally. A dire il vero, lo ricorda sportivamente proprio Short, a dieci chilometri dall’arrivo del Rally Van Beveren aveva scavalcato l’americano, ma ha sbagliato strada e vanificato il magnifico attacco portato negli ultimi 250 chilometri del Rally.

A lato, e “merged” nella Gara delle moto, il Silk Way Rally registra l’ennesimo successo di un gigante della Storia agonistica dei Quad. Si tratta del polacco Rafal Sonik, un artista delle piccole quattro ruote che ha sofferto nelle fasi centrali del Rally, un sinistro calo del motore del suo Yamaha Raptor 700, ma che ha “tenuto” fino alla vittoria.

Non c’è nessuna metafora migliore. Tigre Bianca è certamente Laia Sanz, terza forza KTM Ufficiale, che con il settimo posto assoluto sta tornando decisamente verso il suo stato di forma perfetta.

Fino alla Cina, prima delle ultime tre Tappa del Grande Gobi, il Silk Way Rally dei Camion sembrava indirizzato sulla “rivoluzionaria” leadership del Maz di Viazovich. La rivoluzione bielorussa è rientrata all’assalto delle Grandi Dune, quando il buon Sirhaei ha messo irrimediabilmente il Camion sul tetto. Da lì in poi, le ultime tre Tappe, l’Armata dei Kamaz ha riportato il Rally all’ordine e alla tradizione. La Tigre Bianca del vincitore, tuttavia, non va al “detentore” Karginov, e neppure al due volte vincitore del Rally, Mardeev, bensì al più giovane dei “comandanti” Kamaz, Anton Shibalov, alla guida del 43509 #303. Più regolare, almeno in Siberia e Mongolia, rispetto ai compagni di Squadra, più volte vittime di piccoli errori e guasti, Shibalow ha tirato fuori gli… artigli nelle Tappe cinesi, dando una dimostrazione di grande classe e sicurezza. La Storia Kamaz continua…

Il Silk Way Rally va oltre l’estremo Ovest della Grande Muraglia Cinese e arriva a Dunhuang, il portale della Via della Seta dove i mercanti dovevano scegliere come e da che parte superare il terribile Deserto di Taklamakan.

Anche il Rally si ferma, tuttavia sa dove andrà. La Nuova Via della Seta è già tracciata!

Silk Way Rally 2019. 9° Edizione. Classifica Finale Assoluta

Auto
1. Nasser Al-Attiyah (QAT)/Mathieu Baumel (FRA), Toyota Hilux, 24:25:29
2. Wei Han (CHN)/Liao Min (CHN), SMG Buggy, +01:25:04
3. Jérome Pelichet (FRA)/Pascal Larroque (FRA), Optimus, +01:43:39

Moto

1. Sam Sunderland (GBR) KTM, 26:12:47
2. Andrew Short (USA) Husqvarna, +00:20:22
3. Adrien Van Beveren (FRA) Yamaha, +00:21:01

4. Kevin Benavides (ARG) Honda, +21:37
5. Luciano Benavides (ARG) KTM, +36:50

6. Oriol Mena (ESP), Hero MotoSports, +51m 50s

Classifica Provvisoria di Campionato del Mondo Cross-Country Rally

1. Sam Sunderland (GBR), KTM, 83 points
2. Andrew Short (USA), Husqvarna, 56 pts
3. Luciano Benavides (ARG), KTM, 51 pts


Camion

1. Anton Shibalov (RUS) Kamaz, 26:01:40
2. Andrey Karginov (RUS) Kamaz, +00:25:22
3. Ayrat Mardeev (RUS), Kamaz, +00:52:05

Argomenti

Da Moto.it

Pubblicità