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Mandalgovi, Mongolia, 11 Luglio 2019. Finisce a Mandalgovi la Tappa Marathon del Silk Way Rally 2019. Non senza fatica, incertezza e qualche colpo di scena. Ancora una lunga cavalcata attraverso la steppa verdeggiante della sezione di 365 chilometri, quasi interamente di Prova Speciale tra il bivacco di Ulan Bator, salutata definitivamente per questa occasione, e quello di Mandalgovi. Le piste che attraversano la steppa mongola sono velocissime, poco sinuose, evidenti. Ma presentano anche improvvise, insidiose ondulazioni, soprattutto in prossimità dei bassi rilievi rocciosi che compaiono all’orizzonte, e intersecano, affiancano, divergono in altre 100 piste, presentando ai Concorrenti difficili rebus di navigazione. È la caratteristica “vitale” della Steppa, perennemente tracciata dagli spostamenti dei villaggi nomadi stagionali della società rurale mongola.
Sono piste che esigono la massima concentrazione, poiché la velocità accorcia, a volte di molto, i tempi di reazione e di… scelta. Come abbiamo già notato, poco tempo da dedicare all’ammirazione degli scenari, solo l’intermittenza dei “flash” d’immagine immagazzinati nella memoria. Succede speso nei Rally. Paesaggi, tramonti, orizzonti lontanissimi disegnati dalle silhouettes dei rilievi, tutto viene immagazzinato come in un time-lapse dell’esperienza di viaggio immersa nella Corsa. Da rivedere mentalmente al rallenty.
Mandalgovi è il Portale del Deserto del Gobi. Un centro florido ai tempi della Grande Amicizia, oggi un villaggio molto esteso e in lenta, inesorabile decadenza, caratteristico e “rude”. Pochi servizi, nessun “lusso” o entertainment. Anche far la spesa è complicato, come fare il pieno di carburante alla stazione che funziona a intermittenza.
Da lì in poi anche il paesaggio cambierà radicalmente.
Il Rally tende a stabilizzarsi. Sam Sunderland ottiene la sua terza vittoria, su cinque Tappe, e allunga ulteriormente nella classifica generale al termine della doppia frazione Marathon. Kevin Benavides, in testa nei primissimi giorni di Gara e penalizzato da un problema alla sua Honda ufficiale nella prima frazione della Marathon, è secondo e cerca di ridurre il gap, se non dal battistrada almeno dal fratello Luciano che, con l’altra KTM ufficiale, occupa il secondo posto della generale. Sam è piuttosto lontano e verosimilmente inarrivabile, ma Luciano è a tre minuti. Capito, guerra in famiglia! Disdetta per Joan Barreda nel giorno in cui aveva deciso di attaccare dalla terza posizione che occupava alla viglia della 5a Tappa. Volato via a un incrocio al chilometro 122, il catalano ha penato non poco per raggiungere il bivacco di Mandalgovi, e la sua corsa appare tuttavia compromessa. La top five si compatta con la salita delle Hero di Mena e Gonçalves.
Al-Attiyah ha, invece, cambiato strategia. Se fino a ieri il suo obiettivo era mettere tanta più distanza possibile tra sé e gli inseguitori, adesso il Principe del Qatar ne fa una questione di… circostanza. Non più attacchi mirati, quindi, ma solo volate in presenza delle condizioni ideali per allungare il passo e “liberare” tutta l’energia della Toyota vincitrice della Dakar. Solo in assoluta sicurezza. Equivale a dire, massime accelerazioni solo quando il terreno “garantisce” per Auto ed Equipaggio. Largo al divertimento e allo spettacolo, lo show delle Toyota imprendibile. Naturalmente la nuova “strategia” è anche un modo di sdrammatizzare di fronte alla certezza che, come e più di ogni Rally-Raid che si rispetti, anche il Silk Way esige totale attenzione e concentrazione assoluta.
Inedito secondo di giornata Mathieu Serradori con il Buggy CR6 SRT, terzo Eric Van Loon con l’altra Toyota. Classifica Podio verosimilmente blindata, Al-Attiyah, 36 minuti, Liu Kun, 43 minuti, Jerome Pelichet. Invece Denis Krotov scavalca Han Wei e porta la prima delle Mini JCW al quarto posto assoluto.
Piccola inversione di tendenza nella Gara dei Camion con la doppietta Kamaz Garginov-Shibalov, tuttavia Viazovich, Maz, terzo, mantiene saldamente la leadership.
Prepariamoci, adesso, a un altro cambiamento del Silk Way. Dopo la Taiga e la Steppa, il caleidoscopico del Rally cambia ancora. Si entra nel Deserto del Gobi. Improvvisamente il terreno tende a farsi più arido, le piste polverose, l’aria arroventata. E non è ancora tutto, naturalmente. Destinazione Danzaldgad, sesta Tappa, oltre 400 chilometri, quasi tutti di prova speciale.