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Baikjalsk, Russia, 7 Luglio 2019. Dalle piste del Silk Way Rally si intravede lo spettacolo del Lago Bajkal. È la Taiga siberiana. Lo scenario della foresta confonde le tracce della prima Tappa, prima Speciale per entrare nel ritmo, nella musica del Rally tri-asiatico. 250 chilometri appena per raggiungere Baikalsk, solo 50 di Speciale. Giusti. Utili per avviare la “pratica”, scaricare il surplus di adrenalina e mettere tutto a registro. I giorni preliminari di Irkutsk sono alle spalle, davanti i 5.000 chilometri in dieci tappe non-stop, senza giornata di riposo attraverso Siberia, Mongolia e Cina, per arrivare a destinazione del Silk Way Rally, il mitico portale di Dunhuang, leggendaria Città Forziere.
È l’edizione del decennale. Per l’occasione e per la prima volta, anche le Moto. Cento al via. Moto, Auto e Camion. Per la Gara delle Moto è la prima assoluta, ed è subito Campionato del Mondo Cross-Country Rally. L’occasione era troppo ghiotta, il Silk Way Rally entra e diventa il più importante, “vero” Rally-Raid del Mondiale. Anche una specie di invitante, significativa tabula rasa. L’opportunità di mettere alla prova il “materiale”, umano e tecnico, in un confronto vergine, azzerato sotto il profilo storico delle strategie. Infatti, KTM, Husqvarna, Yamaha, Honda, Hero sono rappresentate ufficialmente dai rispettivi Team.
Rally interessante, immediatamente. Anche per le Auto tra le quali, inutile dirlo, spicca la Toyota Hilux ufficiale di Gazoo Racing. Sei Rally nel 2019, a partire dalla Dakar, sei vittorie. Tuttavia, all’Equipaggio Al-Attiyah e Mathieu Baumel questa vittoria manca. Non tanto per dare un seguito coerente alla “striscia” stagionale, quanto per rompere l’incantesimo. Il Principe del Qatar, infatti, non è mai riuscito a salire sul gradino più alto del Silk Way. Il terzo tentativo è finalizzato anche a questo obiettivo.
Si inizia bene, come si dice. Piove abbondantemente durante la notte. Inizio beneaugurale. Rally bagnato… foresta nel fango. Una ragione in più per scegliere la cautela. Su 50 chilometri di Speciale il vantaggio acquisibile è irrisorio, mentre il ritardo per un imprevisto può diventare subito importante, magari irrimediabile.
È “battaglia” nominale e emblematica tra i fratelli Kevin e Luciano Benavides. Vince Kevin, il portacolori Honda, Luciano è secondo, meglio del “capitano” della Squadra KTM Red Bull Factory, Sam Sunderland, quinto. I due argentini non si sono dati propriamente battaglia, non per lo meno in senso stretto, ma hanno comunque tenuto un ritmo più alto della media. L’intento è chiaro per quanto riguarda l’ambizione personale, e serve tuttavia per dare il “morale” giusto alle rispettive formazioni, le cui “punte” hanno preferito adottare una tattica attendista. Terzo è Xavier de Soultrait, settimo Adrien Van Beveren, compagno di Squadra nel Team Yamaha ufficiale, davanti a una delle figure perennemente più attese sul palcoscenico del Rally Raid, Joan Barreda.
Molto interessante il rientro di Paulo Gonçalves in una nuova, ma non inedita, configurazione del giro dei Big. Il Portoghese, 40 anni e già Campione del Mondo Cross-Country Rally nel 2013, torna infatti a Casa e in Famiglia nel Team Hero capitanato dalla mente di Speedbrain, Wolfgang Fischer. Il cambio di casacca era passato quasi inosservato, così come le ultime novità dell’ultimo giro di cambiamenti del tormentato assetto del Team Honda ufficiale. Gonçalves inizia con un buon 6° posto.
Nella “norma” il primo risultato della Gara delle Auto. Al-Attiyah e Mathieu Baumel hanno esordito con un successo netto, a dire il vero favorito dal ritardo, una foratura “lenta”, cui si sono visti costretti i loro diretti e più temibili avversari, Yazeed al-Rahji e Dirk Von Zitzewitz, in corsa con la Toyota Hilux gemella del Team Overdrive e terzi al traguardo di Baikalsk. In mezzo alle due Toyota il buggy Optimus di Jerome Pelichet, e quarto il cinese Wang Xiang con un buggy preparato dal belga Stephane Henrardt.
Piccola sorpresa anche nella Gara degli “Elefanti” del Deserto, con la vittoria del bielorusso Siarhey Wiazovich che, con un Maz, ha lasciato alle spalle il Kamaz del russo Anton Shibalov.
È il primo bivacco, tutte le sere la carovana vivrà anche sotto questo aspetto l’esperienza più pura e appassionante del Rally-Raid. Sullo sfondo lo spettacolo clamoroso del Lago Bajkal.