Sergio Marchionne: puntiamo sull'Italia

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Nel presentare la nuova Panda alla stampa di settore, Sergio Marchionne ha ribadito la sua fiducia nei confronti del Paese, della vettura e dello stabilimento in cui viene assemblata
14 dicembre 2011

L'Amministratore Delegato del Gruppo Fiat Sergio Marchionne, ha ieri presentato agli occhi della stampa internazionale la nuova Panda all'interno dello Stabilimento di Pomigliano d'Arco, ove viene (e verrà) assemblata la terza generazione della city car torinese che sarà in questi tre giorni provata su strada dai giornalisti di settore.

Marchionne (di cui vi riportiamo i tratti salienti delle dichiarazioni a seguire, nonché il discorso integrale in filmato), conscio dell'importanza per il Gruppo Fiat sia della vettura che dello stabilimento di Pomigliano, ha infatti dedicato la terza generazione della Panda «a chi l’ha progettata, disegnata e costruita; a chi la dovrà promuovere e vendere; a chi ci ha messo passione e ore di lavoro, di giorno e di notte, negli ultimi 24 mesi per renderla viva.»

L'Amministratore Delegato del Gruppo Fiat ha inoltre precisato che «sono i fatti, come quelli di oggi – concreti e indiscutibili – che ci permettono di andare avanti, di costruire una Fiat forte e competitiva, di portarla nel mondo e rafforzarla in Italia, di dare ai nostri lavoratori un futuro sicuro e un ambiente stimolante.»

«I fatti sono l’unica cosa che ci interessa, perché permettono a tutti noi e alle nostre persone di essere orgogliosi del nostro lavoro. Chi ancora dubita che in questo stabilimento si possano fare le cose e farle bene, non ha che da venire qui, vedere i reparti della fabbrica e parlare con la gente che ci lavora.»

«Chi ancora dubita che gli impegni della Fiat siano seri e fondati, non ha che da venire qui. Abbiamo mantenuto le nostre promesse. Abbiamo sempre abbracciato le sfide più alte, forse anche le più difficili, ma proprio per questo degne di essere seguite. Quattro anni fa, in questo impianto, è stato varato un piano straordinario di rilancio; un piano senza precedenti in Italia – e credo anche in Europa. Abbiamo investito più di cento milioni di euro per creare migliori condizioni di lavoro e per aumentare l’efficienza dell’impianto.»

«Il processo produttivo è stato riorganizzato secondo i principi del World Class Manufacturing. Tutti i lavoratori hanno seguito un intenso piano di formazione. Quella decisione non era un azzardo dettato dalla fretta o dalla necessità di ‘salvare il salvabile’ e non era certamente una soluzione ad effetto’. Era, al contrario, un atto doveroso per una fabbrica che poteva e doveva crescere.»

«Era una dimostrazione che credevamo allora - come ci crediamo oggi - nel potenziale dell’impianto e nelle capacità delle persone che vi lavorano. I frutti di quella scelta si sono visti molto presto. Pomigliano si è trasformato in qualcosa di nuovo, ha raggiunto un livello di qualità e affidabilità pari agli altri impianti della Fiat e si è integrato, completamente, nel nostro sistema produttivo.»

«Ma la crisi del 2008 ci ha messi nuovamente alla prova. I volumi di produzione sono crollati ai minimi, ad una soglia impossibile da reggere. Siamo andati avanti per mesi a cassa integrazione, ma era chiaro che fare solo affidamento su una improbabile ripresa del mercato, significava probabilmente rimandarne la chiusura. Ci voleva una svolta, significativa e duratura. Ed è allora che abbiamo scelto la soluzione più coraggiosa e più impegnativa, quella di portare qui la produzione della nuova Panda. Come saprete, la vettura che tutti voi conoscete e che rimane ancora oggi un modello di grande successo, da più di sette anni si costruisce in Polonia e con livelli di qualità eccezionali.»

«Decidere di portare la nuova Panda a Pomigliano non è stata una scelta basata su principi economici e razionali. Non era – e non è – la soluzione ottimale da un punto di vista puramente industriale. Lo abbiamo fatto considerando la storia della Fiat in Italia, quello che da sempre rappresenta e il rapporto privilegiato che ha con il Paese.»

«Lo abbiamo fatto perché, nel limite del possibile – e senza pregiudicare la solidità della nostra azienda – riteniamo sia un nostro dovere privilegiare il Paese in cui Fiat ha le proprie radici. Pomigliano d’Arco, la Panda in Italia sono il simbolo di tutto questo, delle nostre sfide e del nostro impegno, delle nostre promesse mantenute. Sono il simbolo di chi non si arrende a un destino già scritto, ma sceglie la via dell’azione. Sono l’esempio del senso di responsabilità che sta dietro le nostre scelte.»

«I primi a meritare quelle scelte, per la loro passione, per quello che hanno dimostrato di sapere fare e per aver abbracciato con noi questa sfida, sono le persone che lavorano qui. A loro va il mio grazie. Perché non si sono lasciati distrarre da chi ci ha attaccati e da chi non credeva in noi, per aver messo le loro qualità in questo grande progetto.»

«Oggi noi possiamo scegliere quale Italia essere. Quella che vedete qui, oggi, è l’Italia che lavora, che vince le sfide, quella parte di Paese che non si rassegna all’abbandono, che non perde tempo a predicare, ma lotta e si impegna per fare, per costruire, per progredire.»

«Pur tra le mille difficoltà di oggi, l’epoca in cui viviamo ci sta offrendo una grande occasione. Quella di dimostrare che cosa questo Paese sa fare, quali energie e capacità è in grado di mettere in moto, quali traguardi sa raggiungere. Ci offre l’occasione di scegliere quale Italia essere e di diventare i protagonisti nel costruirla. La bella notizia è che tutto ciò è possibile. E’ possibile perché questo Paese è pieno di risorse preziose, di talento e di creatività. E’ ricco di gente che ci mette voglia e passione in quello che fa. Come spesso accade nella vita, sono i momenti più difficili che ti costringono a tirare fuori il meglio di te stesso.»

«Si tratta di un concetto semplice e diretto, che contiene l’unica verità su cui si è basata la rinascita della Fiat, otto anni fa, e più di recente anche quella di Chrysler. Bisogna fare le cose e farle bene, perché è questo che ci definisce e ci fa diventare unici.»

«Abbiamo tutte le carte in regola per dimostrare che siamo all’altezza della situazione. La nostra alleanza è una base solida per creare il mosaico della futura azienda. Un mosaico in cui ogni parte deriva la propria forza dal comprendere il contributo che può offrire all’insieme e dal riconoscere il valore del contributo delle altre parti. L’Italia può essere un pezzo fondamentale di questo mosaico. Il mio augurio è che la volontà di dare al nostro Paese questa opportunità sia più forte di qualunque altra ragione. Questa è l’Italia che ci piace e che piace al mondo.»

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