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Se guardo la mia libreria di casa noto che tra romanzi, testi per bambini e thriller da “easy reading” prendono anche posto alcune biografie: quella di Hillary Clinton, un paio di libri di politici italiani che a dire il vero sono ancora lì e chissà quando mai li leggerò, un bel ritratto di Fugger, il banchiere dei Re, e da oggi c’è anche Sergio Marchionne, di Tommaso Ebhardt. Che non è come i libri dei politici che non leggerò forse mai. Questo l’ho letto, l’ho letto eccome. E sono nero di rabbia.
Poco più di un anno fa, Marchionne, amministratore delegato di FCA e presidente e CEO della Ferrari, con l’aggravarsi delle sue condizioni di salute entrava nell’ospedale di Zurigo dal quale non sarebbe mai più uscito. Oggi, dopo aver chiuso il libro all’ultima pagina io provo un senso di incompiutezza, di sospensione, di rabbia, appunto. Non ce l’ho con l’autore, anzi… da lui mi aspetto una trilogia di romanzi per capire cosa avrebbe potuto fare Marchionne se da quell’ospedale fosse uscito. Ce l’ho con tutti i dubbi e le domande che mi restano in testa.
“Ne valeva la pena?” “Poteva fare qualcosa diversamente?” “Come mi cambia leggere un libro così?”. Entrare nella testa di personaggi brillanti, e quando scrivo brillanti non voglio dire esenti da errori né da comportamenti complicati, ti lascia sempre degli strascichi: ti metti in linea, provi ad assorbire il loro modo di pensare, cerchi di essere ispirato. Probabilmente sono loro i veri influencer, non quelli che vediamo quotidianamente con la sciarpetta di Hermes e la scarpetta di Jimmy Choo.
Influencer, in maniera positiva o negativa, con modi di fare totalizzanti, complessi, senza punti di riferimento, unicamente dettati dal raggiungimento dell’obiettivo. In questo modo la chiave di lettura è certamente banalizzata e troppo semplice, ma racchiudere in un testo un pensiero è da sempre una delle sfide più allettanti per ogni uomo, così come quella di racchiudere in un’unica vita una traccia che sia in grado di solcare le passate di bianco del tempo. Ebbene, io nel mio piccolo credo che Tommaso Ebhardt ce l’abbia fatta, e ovviamente credo anche che Sergio Marchionne ce l’abbia fatta.
Di cosa parliamo? Di 280 pagine che scivolano via lisce fino a quando non ti viene la stupida idea di parametrare quello che ha fatto Marchionne a quello che hai fatto tu, di usarlo come benchmark. Ma quale benchmark, semmai il gioco da fare è un altro: rapportare il suo modo di vedere le cose a quello che stai facendo tu nella tua vita, per le persone alle quali tieni di più, per la tua famiglia. Intendo questo quando scrivo “essere ispirato” da qualcosa. Lui era un fixer, per sua stessa ammissione, ma anche un builder, per chiosa di John Elkann, rampollo della famiglia Agnelli ai vertici del gruppo. E tu invece cosa sei?
Personaggio controverso, Sergio Marchionne, autore dell’impensabile nel matrimonio tra Fiat e Chrysler, protagonista dell’universo workaholic, simbolo di uno stacanovismo illuminato e manageriale che ha pagato con la vita
Nota bene: riesci in questo gioco se il tuo termine di paragone è qualcosa di simile non solo al Re Sole, ma anche e soprattutto se le cose fatte, dette, pensate e le azioni intraprese ti hanno quantomeno trovato d’accordo. Personaggio controverso, Sergio Marchionne, autore dell’impensabile nel matrimonio tra Fiat e Chrysler, protagonista dell’universo workaholic, simbolo di uno stacanovismo illuminato e manageriale che ha pagato con la vita.
E’ un libro che ha nella storia un’altra storia: quella di un giornalista, un giornalista vero, uno di quelli che pagina dopo pagina ti racconta di come è cambiato il mondo di cui parliamo e scriviamo tutti i giorni su Automoto.it, uno di quelli che il cambiamento lo sente sulla propria pelle, viaggio dopo viaggio, trasferta dopo trasferta, buco o scoop che sia. Uno che come me ha due figli, e sa che 24 ore sono maledettamente poco per fare bene tutto.
In questo nemmeno uno come Marchionne, padre di Alessio Giacomo e Jonathan Tyler, avuti dalla ex moglie, Orlandina, è riuscito fino in fondo, ma a respiro più ampio non basteranno tutte le passate di bianco della storia a cancellarne carisma e influenza, così come non basteranno nemmeno cento traslochi per togliere questa biografia dalla mia libreria.