Seat, De Meo: avanti con piccoli veicoli elettrici convenienti, connessi e noleggiabili in città

Seat, De Meo: avanti con piccoli veicoli elettrici convenienti, connessi e noleggiabili in città
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Il presidente Luca De Meo anticipa gli sviluppi della micro-mobilità non solo spagnola ma di tutto il Gruppo tedesco. Veicoli anche a due ruote che devono avere basso costo chilometrico, per essere condivisi e noleggiati. Una nicchia solo per città oltre il milione di abitanti, che in futuro potrà essere anche di Audi e Porsche?
20 novembre 2019

Il presidente Seat, Luca De Meo, è orgoglioso di presentare “in casa” a Barcellona il nuovo scooter elettrico tutto spagnolo, insieme alla nuova divisione Seat dedicata alla mobilità urbana. Lui che da alcuni viene dato come papabile per il timone di Renault, non perde il focus che i tedeschi del grande gruppo VAG hanno voluto per Seat. La micro-mobilità, quella delle grandi città, quella inedita ed elettrica. Ne parla infatti con ministri e politici locali, qualcuno anche italiano, come il sindaco di Milano.

Se dei veicoli vi abbiamo già detto noi, su queste pagine (link e-Scooter e Minimò) della teoria e degli obiettivi per questa frontiera fatta di piccoli veicoli elettrici e convenienti, da condividere, ci parla lo stesso De Meo.

“Siamo per la quarta volta qui alla fiera delle Smart Cities. Sembra piccola e lo è forse, con 100mila presenze, ma è anche importante ed in crescita. Magari un domani sarà come il CES di Las Vegas, diventando un mix. Piattaforma per mostrare integrazione di settori e noi di Seat ci siamo. Con la rete digitale Barcellona è città ideale per sperimentare nuove soluzioni di mobilità”.

Non solo Spagna però, nelle intenzioni. “Certo, è venuto qui anche il sindaco Sala, da Milano. Vero è che questo tipo di soluzioni a cui pensiamo, funzionano in città che superano il milione di abitanti”.

De Meo non può dirci se vi siano accordi in previsione, per vedere flotte di e-scooter Seat nel capoluogo meneghino, ma intanto loro lo lanciano il primo scooter, facendo clamore.

“Uno scooter piccolo ed elettrico per spostamenti brevi, dove è superflua l’auto. Barcellona è il luogo dove esiste maggior concentrazione di due ruote per abitante. Ma ha senso anche a Milano, non servono certi veicoli premium a quattro ruote quando si è soli. Io stesso lo uso volentieri, qui a Barcellona. Almeno di giorno”.

Come sarà questo modello, concept a parte che vediamo oggi? “Sarà un prodotto di alta gamma, fatto con un partner spagnolo e sul mercato già in primavera 2020. Poi avremo anche il nuovo monopattino Seat di seconda generazione, fatto con Segway. Più adatto allo sharing perché più pesante (meno facile da rubare, ndr) e pronto alle salite, come quelle che capitano proprio qui a Barcellona. Si aggiungono al Minimò con quattro ruote che potrà seguire, ampliando la gamma”.

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A chi sono destinati questi veicoli? “Non solo privati, ma sopratutto per sharing. Il punto è proprio questo. Nella nuova situazione Seat fa vedere che sa produrre veicoli e dare certi servizi mirati. Non serve l’auto prestante e ricca per lo sharing, ma dei nuovi mezzi, nati apposta”.

Funzionali e low-cost.Perché sennò i costi sono esagerati, con auto da 30mila euro da ammortizzare, diventano proibitivi nell’economia. Abbiamo visto esempi di chi ha dovuto cambiare rotta o unirsi, per gestire questo business. Seat invece pensa a nuovi piccoli mezzi, in futuro anche autonomi. Serviranno agli sharing senza costi fissi alti. Una mobilità che ha ritorno vero, per funzionare”.

De Meo ha ragione, il settore è molto frazionato e vario, alcuni oggi sarebbero in perdita mentre Seat vuole vendere prodotti specifici che potranno fare guadagnare, chi entra nel business della mobilità condivisa per le grandi città. Un ruolo inedito, testato per ora con tecnica e tecnologia condivisa da partner ma un domani la sostanza potrebbe cambiare.

Sia il nostro monopattino sia lo scooter nascono pensando non solo ai privati ma per la mobilita condivisa. Praticità di carica e tenuta a usi estremi, magari anche non facili da rubare. Qui non servono auto classiche, ma doti minime per abbassare i costi di gestione e quindi utilizzo”.

Possiamo dare qualche numero, delle stime? “Si parla di tutto quando sia sotto i 5 km di percorrenza in grandi città. Le nostre stime dicono che alcune capitali fanno trascorrere anche sei giorni di tempo in auto, ai cittadini durante l’anno. Vogliamo velocizzare con mezzi snelli, il cui costo sia da dividere, per piccoli importo. Ma onestamente è solo una parte della mobilita in generale, tutto diventerà più serio e interessante se salgono i numeri. Saliranno anche se arrivano mezzi adeguati”.

Arriveranno da Seat e non solo. “Certo, per ora ci siamo noi da apripista per tutto il gruppo. È un ruolo che ci onora e se poi anche VW e gli altri marchi saranno presenti, sul fronte… Tanto meglio. Potrà avvenire magari un domani, con Audi e Porsche”.

Operativamente siete coinvolti oltre il puro prodotto automotive. “Certo, in futuro, già tra 10 anni, metà valore delle auto sarà nel software e noi ci lavoriamo facendo test anche nella piccola mobilità. Non si sa ancora se darà profitto, pensando di vendere nuovi mezzi a enti o aziende per sharing. Infatti Bmw e Mercedes si sono uniti, non è un caso. Noi fanno i nostri test hardware e software in Casa, da solo, poi ci accordiamo con dei partner locali per i concept come quelli esposti. Qualche volta si converte un sistema da consumer a uso pubblico”.

Una volta che sarà interessante il business, per volume. Si rimpiazzeranno i partner con linee locali o globali? “Magari avremo nuove produzioni di modelli micro mobilità in fabbriche del gruppo, o anche in Cina. Non si sa perché onestamente l’ingegneria dell’auto classica è diversa da questa nuova mobilità in città. Qui si deve fare anche poco, ma di certo deve costare poco. Noi con i partner ora siamo flessibili, senza coinvolgere reparti del gruppo e allungare i tempi”.

Cosa influenza maggiormente le prospettive? “Si abbassano i margini, con lo sviluppo tecnologico, ma al tempo possono crescere gli utenti. Dipende dalle soluzioni trovate, alla fine più utenti ci sono meglio è per crescere. Seat cerca di far crescere questo volume nella micro mobilità”.

Lo fa anche per conto del gruppo VW, che ha scelto ruoli diversi per i propri marchi. Non è un caso che i monopattini spagnoli siano volutamente solidi. “Ci sono tanti monopattini e tanti sharing ora. Perché è facile, costa poco entrare nel business, con tutte le conseguenze. Seat mette in campo ora monopattini molto solidi e facili da gestire. Parcheggi sicuri e ritiro anche, in serie. Sono omologati dalla Germania, con sospensioni ma anche freni, targa. Man mano che si regola il settore i piccoli faticano e Seat attende proprio le regole. Siamo pronti a far crescere il mercato e accontentare clientela evoluta, in città. Anche enti nuovi e business dello sharing. Ogni città è diversa, per ambiente e regole. Noi potremo dare soluzioni per tutti. Ad esempio a Barcellona serve la potenza per fare il 20% di pendenza, la abbiamo messa nel nuovo monopattino”.

Tornando alle auto “normali” De Meo ha poi detto non avere previsioni certe a lungo termine. “Non è possibile dire cosa accadrà a lungo, dipende dalle regole. Tra cinque anni certo non vedo grosse rivoluzioni per le strade. Tra 10 magari sì, i primi mezzi autonomi. Quelli di servizio, su piccole tratte tutelate (es. gli EV dello sharing che tornano da soli allo stallo). Certo tra 20 anni i centri densamente abitati avranno meno auto private. Però a oggi Madrid, dove ci sono tutti gli attori dello sharing, solo 1% del traffico si muove in sharing. È un percorso ancora lungo. Di certo sotto il milione abitanti non funziona, anche economicamente, la nuova piattaforma connessa degli EV. Una nicchia nel mondo dove noi oggi cerchiamo comunque nuove frontiere. Una mobilità che vorrei dire è anche di fini nobili, per aiutare tanti giovani che non possono permettersi un’auto”.

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