Sciopero generale dell'auto il 18 ottobre: i lavoratori vogliono risposte

Sciopero generale dell'auto il 18 ottobre: i lavoratori vogliono risposte
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Lo sciopero del 18 ottobre rappresenta una chiamata alle armi dei sindacati per difendere il futuro dell'industria automobilistica italiana ed europea
25 settembre 2024

Il 18 ottobre si preannuncia una giornata di grande mobilitazione per il settore automobilistico in Italia. Otto ore di sciopero interesseranno tutti gli stabilimenti, non solo quelli del colosso Stellantis. La protesta, organizzata dai sindacati Fiom, Fim e Uilm, mira a difendere l'occupazione e a costruire un futuro sostenibile per l'industria automobilistica, un settore cruciale per l'economia del Paese. La giornata di sciopero culminerà con una manifestazione generale a Roma.

Al centro delle richieste dei sindacati vi è la necessità di risposte concrete da parte del Governo italiano, dell'Unione Europea, di Stellantis e dell'intero settore della componentistica. In un documento unitario, Fiom, Fim e Uilm sottolineano l'urgenza di un piano strategico per l'industria dell'auto. Non solo Stellantis, ma anche le aziende della filiera devono essere coinvolte in azioni mirate per garantire la sostenibilità economica e occupazionale del settore.

I sindacati chiedono al Governo di dare concretezza al confronto avviato oltre un anno fa con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit). Secondo le organizzazioni sindacali, non è sufficiente il dialogo in corso con Stellantis e i timidi impegni già presi: serve una strategia chiara per affrontare la crisi e proteggere i lavoratori.

Michele De Palma, segretario della Fiom, non usa mezzi termini: "Il 18 ottobre incrociamo le braccia perché siamo di fronte a un fallimento". Le critiche sono rivolte a Roma e Bruxelles, con il rischio che le conseguenze della crisi del settore si riversino sui lavoratori. De Palma richiama l'attenzione sulla necessità di una nuova politica europea per il settore automotive, che non può essere lasciato in balia delle dinamiche del mercato senza un piano di transizione ben governato.

Rocco Palombella, segretario generale della Uilm, denuncia l'inefficacia degli incentivi messi in campo fino ad oggi. Secondo Palombella, le misure adottate per sostenere la transizione energetica del settore automobilistico non hanno sortito gli effetti sperati, lasciando migliaia di lavoratori in una situazione di incertezza. Il rischio, avverte il sindacalista, è di vedere fino a 120mila esuberi se non si interviene prontamente e in modo efficace.

Palombella accusa inoltre il Governo di non aver mai concesso ai sindacati il tanto richiesto tavolo di confronto, continuando invece a dedicarsi a schermaglie con Stellantis, senza però affrontare i veri nodi della crisi.

Anche Fernando Uliano, della Fim, descrive la situazione come estremamente grave: "Io quella dell'auto la definirei una tempesta perfetta in Europa". Uliano richiama l'attenzione sul fatto che non solo Stellantis, ma anche giganti come Volkswagen, Audi e Mercedes sono a rischio a causa delle difficoltà che sta attraversando l'industria automobilistica europea. Uliano critica anche l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi, incaricato oggi di redigere un rapporto sulla situazione industriale in Europa per la Commissione Europea, ma che secondo il sindacalista avrebbe dovuto agire prima, quando era ancora al Governo.

Le preoccupazioni espresse dai sindacati non riguardano solo Stellantis, ma l'intero settore automobilistico europeo, che sta attraversando una fase di profonda trasformazione. La transizione verso i veicoli elettrici e le normative sempre più stringenti sulle emissioni stanno mettendo sotto pressione le case automobilistiche. Colossi come Volkswagen e Mercedes stanno affrontando una crisi che potrebbe peggiorare, creando un vero e proprio "cocktail tossico" per il futuro dell'automotive europeo.

Mentre Stellantis ha recentemente presentato i primi veicoli prodotti in collaborazione con la cinese Leapmotor, con l’obiettivo di espandere la propria rete di vendita a 350 punti entro la fine dell’anno, i problemi strutturali del settore restano. Gli investimenti in nuovi modelli e tecnologie, pur importanti, non bastano a risolvere le sfide di fondo: servono politiche industriali coordinate e una gestione più attenta delle transizioni, per evitare che l’intero sistema crolli, lasciando migliaia di lavoratori senza lavoro.

 

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