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Sarà un mix di biomasse a consentire agli appassionati di usare i loro gioielli d'epoca nel rispetto delle normative europee sulle emissioni?
Quello che fino a poco tempo fa poteva apparire come una vena speranza, inizia invece ora a prendere forma.
Nell'austera sede istituzionale della biblioteca della Camera dei Deputati, e con il vicepresidente Giorgio Mulè a fare gli onori di casa, si è svolto l'interessante convegno “Il contributo dei bio-carburanti per il raggiungimento degli obiettivi UE Fit for 55”, per presentare i primi riscontri del programma “ASI Net Zero Classic”, promosso dall’Automotoclub Storico Italiano con la partecipazione delle Università degli Studi di Firenze e di Trieste, del Politecnico di Milano e di InnovHub - Stazione Sperimentale Carburanti.
“ASI Net Zero Classic” è la ricerca sull’impiego di bio-benzine di seconda generazione che intende confermare in termini percentuali i valori di riduzione delle emissioni di gas clima-alteranti - in particolare la CO2 -, misurando nel contempo le riduzioni di sostanze inquinanti prodotte e le prestazioni dei propulsori.
E, soprattutto, questa iniziativa ha acceso un faro sull’interazione di questi nuovi carburanti con i veicoli di rilevanza storica.
Per bio-carburante, ricordiamo, si identificano combustibili la cui energia si ottiene attraverso il processo di fissazione biologica del carbonio, utilizzando materia organica; questi carburanti vengono prodotti in tempi brevi, a differenza dei classici combustibili d'origine fossile, che impiegano milioni di anni per formarsi; rispetto alla prime esperienze, siamo oggi in presenza di bio-carburanti “di seconda generazione", ottenuti con tecniche più moderne ed efficaci, come la lavorazione di materiale lignocellulosico.
Si tratta di carburanti innovativi, realizzati utilizzando scarti delle lavorazioni agricole additivate e mescolate alla normale benzina (nel caso del Sustain Classic Super 80 il mix è all’80% di biocarburante e 20% di benzina fossile); ed anche se la Corte dei Conti Europea non ha ancora dato loro il via libera, proprio grazie al processo con cui vengono creati i bio-carburanti permettono di ridurre le emissioni di CO2, mentre l’anidride carbonica emessa allo scarico è bilanciata da quella assorbita durante la coltivazione di terreni, piante e di qualunque altro elemento presente di quegli scarti che danno poi origine al biocarburante stesso.
Partendo proprio da questi bio-carburanti, e con la collaborazione con Istituti di ricerca e Università, ASI sta conducendo diversi test per sperimentare e verificare gli effetti dell’uso di bio-benzine per muovere veicoli storici di vario genere.
I risultati sperimentali, ottenuti testando i beo-carburanti su una vettura iconica come la Lancia Stratos, indicano chiaramente che non ci sono variazioni di performance se non addirittura in senso positivo in alcune occasioni, che i consumi non aumentano, che le temperature dei gas di scarico sono invariate, che le emissioni allo scarico diminuiscono significativamente nei principali parametri oggi nel mirino: è dimostrato che questa benzina innovativa è drop-in, non richiedendo motori adattati in alcun modo ed essendo totalmente mixabile con altre benzine in commercio.
«Il biocarburante - ha sottolineato nel suo intervento Francesco Di Lauro, Presidente Commissione ASI Green - ha superato anche il test di emissioni allo scarico in laboratorio effettuato presso la sede di San Donato Milanese di Innovhub, centro di ricerca e innovazione accreditato Accredia come Laboratorio di prova operante in conformità alla norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025:2018. Nel ciclo urbano è stata rilevata una riduzione delle emissioni di monossido di carbonio del 26%, salita al 31% in quello extraurbano e sono risultate ridotte anche le emissioni allo scarico degli idrocarburi incombusti, compresa la componente metanica, e del particolato carbonioso. I dati emersi durante i cicli di prova effettuati in ripetibilità sul banco a rulli, dimostrano una riduzione tangibile nelle emissioni delle più importanti sostanze nocive».
La combinazione di questi risultati e l’assenza di etanolo nella formulazione evidenzia quanto la bio-benzina sia poco o nulla igroscopica - quindi non danneggia i motori a causa della corrosione - e che la combustione nella camera di scoppio è completa e con la giusta velocità di propagazione per trarre il massimo dal motore in esame; la carburazione non viene inficiata e viene conservato il corretto rapporto stechiometrico con l’ossigeno necessario alla combustione.
Ulteriori prove previste - come il test-drive di 10.000 km con una Lancia Flaminia GT Touring del 1967 - contribuiranno a stabilire l’utilità di impiego dei carburanti prodotti da fonti rinnovabili nella gestione energetica dei veicoli e quindi permettere di tenere in vita ed in attività i veicoli storici, i migliori rappresentanti del genio motoristico della nostra nazione.