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La recente adesione della Svezia alla Nato si accompagna a una crescente attenzione al rafforzamento della sicurezza nazionale e regionale. In questo contesto, il Paese nordico affida un ruolo centrale alla Saab, storica azienda della difesa controllata dalla famiglia Wallenberg, considerata un pilastro dell’industria strategica svedese.
Con l'intensificarsi delle tensioni nel Mar Baltico e il progressivo allineamento con le politiche di riarmo europeo, Stoccolma punta a difendere la propria autonomia industriale, pur mantenendo un ruolo attivo nelle cooperazioni regionali. Saab si propone come riferimento tecnologico con prodotti all’avanguardia come il nuovo aereo da sorveglianza GlobalEye, già offerto a Svezia, Finlandia, Norvegia e Danimarca per rafforzare la sicurezza nel Nord Europa.
A rendere più competitivo l’approccio svedese c'è anche una crescente diffidenza europea verso il procurement militare statunitense, da cui Saab potrebbe trarre vantaggio: il GlobalEye è in diretta competizione con l’E-7 Wedgetail della Boeing. Saab, pur con una produzione attuale limitata, ha mire espansionistiche e guarda a nuovi mercati strategici come Canada, Francia e Corea del Sud. Intanto, in borsa, le azioni del gruppo hanno registrato un incremento di oltre il 50% da inizio marzo.
Un altro pilastro dell’approccio svedese resta il caccia Saab Gripen, simbolo di un’industria aeronautica nazionale sviluppata per operare in autonomia, con velivoli leggeri, robusti e adatti a scenari complessi. È proprio per questo che la Svezia ha deciso di non aderire al programma GCAP – il caccia europeo di sesta generazione promosso da Italia, Regno Unito e Giappone – ritenendo più efficace seguire una linea coerente con la propria dottrina militare e le proprie esigenze operative.
L’autonomia strategica resta un cardine del modello svedese, che mostra come sia possibile collaborare a livello europeo solo quando vi siano reali vantaggi operativi e industriali. Il caso svedese sottolinea la difficoltà di costruire una difesa europea realmente integrata: gli interessi nazionali restano preponderanti, specie in un momento storico in cui il riarmo è legato non solo alla sicurezza ma anche alla crescita economica e al Pil.