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L'indagine ha preso il via dalla denuncia di una passeggera che si era vista minacciare e gettare i bagagli dal taxi perché aveva preteso il rispetto delle regole, ovvero l´utilizzo del tassametro per il conteggio del costo della corsa. Il tassista, invece, voleva applicare il regime forfettario, previsto in realtà solo per le corse in partenza da Fiumicino e con arrivo all´interno delle mura aureliane di Roma.
Così ha abbandonato la donna ed i suoi bagagli sull'autostrada, costringendo la passeggera ad un pericoloso percorso a ritroso a piedi per salire a bordo di un altro taxi.
Si tratta dell'ennesima storia che testimonia il caos in cui versano i trasporti di Roma, in questo caso della scarsa professionalità, per non dire assoluta mancanza di educazione e buon senso, di un tassista che però dovrà pagare care le conseguenze del suo comportamento vergogonoso.
Infatti, oltre che un gran maleducato, il tassista si è rivelato anche un truffatore. Attraverso un congegno, insieme ad altri otto colleghi riusciva infatti a raggirare il sistema elettronico che gestisce le priorità dei taxi nelle corsie dedicate dell'aeroporto di Roma.
Spiega la Polizia di Stato: «All'aeroporto di Fiumicino è attivo un sistema che prevede che il tassista entri nell'area taxi con un numero progressivo con il quale viene chiamato, secondo un ordine crescente, per prelevare i passeggeri in attesa nella zona del terminal arrivi.
Questa procedura è gestita da un apparecchio elettronico, chiamato transponder, una sorta di telepass, che viene fissato sulle autovetture e che regola l'accesso nell´area interessata.
Le corse di breve durata danno la possibilità ai tassisti di accedere nuovamente all'area detta "zona accosti", senza perdere la priorità acquisita, a condizione che il reingresso avvenga, però, entro i 20 minuti successivi.
I 9 indagati si scambiavano tra loro il transponder, e quindi erano in grado di effettuare anche 10 accessi consecutivi nei 20 minuti, ottenendo più corse a discapito dei altri colleghi».
Intanto, sono stati elevati 114 verbali di accertamento di violazioni al codice della strada ed al codice della navigazione, per un totale di 195 mila euro, con il sequestro di 14 transponder e di un'autovettura. La vicenda è stata posta all'attenzione anche del Comune di Roma e dell'Enac per gli eventuali rispettivi adempimenti di competenza, tra i quali la revoca delle licenze e l'interdizione ad operare nello scalo romano, nonché al gestore aeroportuale Aeroporti di Roma Spa.