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Paradosso del blocco del diesel: non solo la qualità dell’aria non migliora, ma si crea un effetto perverso e negativo sulle vendite, con centinaia di contratti revocati e concessionarie deserte.
«Nessuno si azzarda più a comprare un’auto diesel»: più che un mantra, è il triste ritornello che si ripete in moltissime rivendite di auto a Roma e dintorni: nell’ultima settimana, infatti, la quasi totalità degli acquirenti ha esercitato il diritto di recesso su contratti già firmati, ed i saloni sono tristemente vuoti di potenziali clienti
La "cura diesel" della Giunta Raggi ha gettato nel panico le concessionarie romane: quelli che varcano la soglia lo fanno solo per avere informazioni - che nessuno d’altro canto può dare vista la condizione di assoluta incertezza ed improvvisazione nell’applicare le misure di contrasto all’inquinamento - ma di nuovi preventivi o contratti firmati nemmeno l’ombra.
Altro problema di non poco conto, quello relativo al mix di richiesta tra diesel e benzina, che vede quest’ultima alimentazione passata in pochi mesi da un sostanziale equilibrio ad un 70% dell’ultima fase dell’anno, per toccare nei primi giorni del 2020 l’incredibile valore dell’85%.
Ed al tracollo del diesel corrisponde una concreta mancanza di prodotto, visto che la recente dinamica del mercato non poteva essere prevista da nessuno: così le concessionarie romane (tra ufficiali e plurimarca sono ben più di 50 sul territorio, anche limitrofo alla Capitale, con diverse migliaia di dipendenti) sono in difficoltà estrema, visto che le Case hanno tempi di risposta piuttosto lunghi rispetto alle mutate esigenze della clientela.
«Quello di Roma - ha detto Cosentino De Stefani, presidente dell'associazione concessionari italiana - è un caso eclatante e gravissimo: l'iniziativa assunta dal Comune che per tre giorni consecutivi ha vietato la circolazione di veicoli Euro6 a gasolio, ha ignorato il fatto che questi motori emettono valori di monossido di carbonio e di ossidi di azoto inferiori a quelli dei veicoli a benzina Euro3 che, al contrario, non sono colpiti dal divieto di circolazione. Questa scelta colpisce una motorizzazione commercializzata nel rispetto della normativa anti- inquinamento europea, penalizzando il cittadino, instillando nella collettività una falsa immagine, danneggiando profondamente l'attività delle concessionarie auto del territorio romano».